La salma di Giulio Regeni a Roma. Ministro Orlando ad attendere: “Fare chiarezza e arrivare alla verità”. Gentiloni: “Bisogna lavorare insieme”

La salma di Giulio Regeni a Roma. Ministro Orlando ad attendere: “Fare chiarezza e arrivare alla verità”. Gentiloni: “Bisogna lavorare insieme”

Il volo, della durata di tre ore e trenta minuti, sul quale è stata imbarcata la salma di Giulio Regeni, il ricercatore trovato morto in Egitto, è partito in orario attorno alle ore 10.10, ora locale (9.10 ora italiana) dall’Aeroporto del Cairo – dove presso l’obitorio aeroportuale era stato deposto il corpo nella giornata di ieri -, ed è atterrato a Roma attorno alle ore 13.44 circa. Per il cerimoniale di Stato, alle ore 13.35, l’arrivo all’Aeroporto di Fiumicino del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per rendere gli onori e accogliere i genitori in rappresentanza del governo, anche loro imbarcati sul Boeing 737-800. “Sono qui per esprimere alla famiglia profondo cordoglio e vicinanza. Ma la mia presenza qui è anche per la volontà del governo di fare chiarezza e arrivare alla verità. Per questo abbiamo chiesto alle autorità egiziane di agire con serietà e velocità, rendendoci disponibili per una collaborazione tanto sul fronte delle forze dell’ordine quanto della Procura competente. Si ripartirà dall’autopsia”, ha affermato in ministro Andrea Orlando.

I genitori, Claudio e Paola, si trovavano ormai da diversi giorni in Egitto, precipitatisi dapprima alla ricerca del figlio e poi, appresa la tragica notizia, si sono trattenuti sul posto per seguire da vicino le indagini, decisi a restare lì, sempre accanto a Giulio. Le indagini intanto fanno il loro corso. La Procura di Roma indaga per omicidio volontario. Nonostante sia già avvenuto un primo esame autoptico sul corpo al Cairo, la parola ora passa ai medici legali romani. È prevista, nell’arco delle prossime ore, una nuova autopsia, richiesta dal pm Sergio Colaiocco, che sarà effettuata dall’Istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza. Intanto, in attesa che le autorità consentano i funerali, i coniugi Regeni faranno ritorno a Fiumicello (UD), dove è prevista per la giornata di domenica una fiaccolata lungo tutto il paese in memoria del figlio.

Intanto, in attesa che le autorità consentano i funerali, i coniugi Regeni faranno ritorno a Fiumicello (UD), dove per la giornata di domenica è stato proclamato il lutto cittadino ed è inoltre prevista una fiaccolata lungo tutto il paese in memoria del figlio. Il luogo della partenza, prevista per le ore 18.00, è presso il Piazzale dei Tigli (sotto il Municipio) con arrivo presso il Piazzale Falcone Borsellino, dove ha sede il Governo dei Giovani, di cui Regeni aveva fatto parte. Interverranno il sindaco, Ennio Scridel, e il parroco, don Luigi Fontanot, il quale leggerà un messaggio dell’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli. In mattinata durante le funzioni religiose, il parroco rivolgerà anche un pensiero alla famiglia Regeni. Oggi la giunta comunale si è riunita per discutere del funerale del giovane, decidendo se fosse opportuno eseguirlo con una partecipazione pubblica oppure se in forma privata. In ogni caso, per questo tipo di decisione hanno i familiari l’ultima parola in merito.

Il ministro Paolo Gentiloni aveva affermato in mattinata: “Siano lontani dalla verità. Bisogna lavorare, ma questo lavoro va fatto insieme alle autorità egiziane che devono veramente collaborare ed aiutarci”.

D’accordo è anche il coordinatore di Sel, Nicola Fratoianni: “Le parole di stamani del ministro Gentiloni sono giuste: non ci si può accontentare di alcuni ‘casuali’ arresti per placare il bisogno di verità e giustizia della famiglia Regeni e dell’Italia intera. Ci vuole ben altro per avere il quadro preciso di chi e perché ha bloccato, torturato ed eseguito di fatto una terribile esecuzione del ragazzo italiano. Sia chiara una cosa – conclude – siamo fra quelli che non permetteranno di mettere, passata l’emozione di questi giorni, il silenziatore su questa tragedia. Lo sappiano le autorità egiziane: non ci sono interessi economici, grandi o piccoli che siano tra i nostri due Paesi, che possano interferire nella ricerca della verità”.

La squadra investigativa italiana sta al momento collaborando con le autorità e le istituzioni del posto. Trapelano prove e la notizia, soggetta però a smentite, dell’arresto di due uomini in Egitto, accusati dell’omicidio del giovane, che sarebbero poi stati rilasciati subito dopo.

I principali giornali del luogo riportano notizie sulla collaborazione investigativa, ma tacciono nei riguardi della vicenda, parlandone in modo reticente. Il motivo è da ricondursi oltre che al timore del coinvolgimento, anche alla preoccupazione per l’ondata di violenza presente nella regione, efficace deterrente nei riguardi di una libera circolazione del pensiero. L’allarme è diffuso tra gli uomini d’affari egiziani, che, di fronte ai giornalisti, si mostrano schivi e restii nel rilasciare dichiarazioni.

Nel quartiere “El Dokki” dove il ragazzo risiedeva nessuno ha voglia di parlare e di esporsi di fronte alle tante domande degli inquirenti. Omertà generale sulla vicenda, per paura di un coinvolgimento, nel timore che sotto si celasse una pista terroristica. Sotto interrogatorio i tre inquilini del giovane, due ragazzi e una ragazza, nella speranza che emergano nuovi elementi da esaminare. Al Cairo, come annunciato ieri dai social, a partire dalle ore 16.00 di oggi si sono riunite davanti all’ambasciata italiana migliaia di persone per un sit-in in onore e in memoria di Giulio. Presenti un gran numero di cittadini da tutta Europa, i quali hanno appreso la sua triste storia dai media, gli amici, i conoscenti, non solo italiani e egiziani, ma anche di provenienza internazionale. Chiunque si sentisse con il cuore di essere lì c’è stato. Tutti lì un’ultima volta, per Giulio, cingendolo idealmente in un simbolico abbraccio collettivo. Si nota la presenza di molte donne, in particolare delle madri di alcuni attivisti in carcere. Una di loro è Laila Soueif, madre di Alaa Abd El Fatah, l’attivista che nel 2015 è stato condannato a 15 anni a seguito delle rivolte del 2011 contro Hosni Mubarak. Ci sono anche molti rappresentanti di sindacati indipendenti, come Khaled Awad, del partito Dustur. Un particolare che colpisce è un cartello con su scritto: “Giulio uno di noi, per questo è stato ucciso come noi”, in mezzo ad un mare di fiori e di candele.

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