
Ormai i bollenti spiriti di Renzi Matteo a Bruxelles non fanno né caldo né freddo. Così come vengono rinviati al mittente i piagnistei del ministro Padoan, inviato dal premier con il cappello in mano a chiedere sia al presidente della Commissione Ue, Juncker, che al commissario agli affari economici Pierre Moscovici di anticipare le risposte alle richieste di flessibilità avanzate dal nostro governo. E lo fanno con un semplice richiamo alle regole che sono alla base della “convivenza”, perché ad oggi è sempre più chiaro che solo a questo è ridotta la Ue. Niente a che vedere con una vera unione fra Stati. Quasi meravigliati, i due, che Renzi e Padoan non sappiano che le risposte sui bilanci vengono date a maggio dopo un nuovo esame da parte della Commissione. Rispondendo sia all’inquilino di Palazzo Chigi che a quello che occupa il posto di ministro per l’economia i quali, anche ieri, hanno ripetuto che “la flessibilità è un diritto”, dando segni chiari di impazienza e di arroganza, Moscovici afferma: “Da parte mia sono persuaso, per il mio temperamento e la mia esperienza di cose europee, che lo spirito del dialogo e del compromesso è vincente sullo scontro”. Sulle polemiche giornaliere di cui Renzi è protagonista risponde in modo pacato. “Leggo la stampa italiana e mi sembra si sia fatta una certa confusione e speculazioni contraddittorie sulle mie stesse dichiarazioni. Quello che serve sono serenità, lavoro, pazienza, ascolto reciproco”. Rivolto al ministro Padoan con il quale “i rapporti sono regolari” gli ricorda che “adesso i servizi della Dg Affari economici e finanziari della Commissione europea stanno esaminando in modo attento e metodico” le richieste presentate in ottobre dal governo italiano di poter usufruire della flessibilità prevista dalle regole Ue e una decisione sarà presa a maggio, “seguendo le regole, con lo spirito di sostenere le riforme ma senza contraddire il patto di stabilità e crescita”, spiega Moscovici.
L’Italia, unico Paese, ha già ottenuto una flessibilità per le riforme. Ne chiede altre cinque o sei.
Il commissario ricorda che “l’Italia ha già ottenuto una flessibilità sullo 0,4% del Pil per le riforme importanti che la Commissione ha accolto con favore: questo è acquisito e l’Italia è il solo paese che ne beneficia”. In ottobre, ha proseguito, “nella bozza del bilancio 2016 l’Italia ha chiesto di usufruire della flessibilità per altre riforme e per gli investimenti. Inoltre, ha chiesto di beneficiare di un’aggiuntiva flessibilità per le spese sui migranti, ma anche per quelle sulla politica culturale e dell’educazione”. La Commissione prevede un esame, “con un calendario preciso”, e nel frattempo il commissario stesso è in “contatto regolare con il ministro Pier Carlo Padoan, il confronto è a un livello alto”.
La ripresa sempre più segnata da incertezza. Draghi: forze economiche operano per mantenere bassa l’inflazione
La situazione è davvero grave e riguarda l’intera Unione Europea. La ripresa è sempre più segnata da incertezza. L’andamento delle Borse negativo, nella speranza di “rimbalzi” che non ci sono, è un segnale ben preciso. Aggiungete la denuncia di Draghi, il quale afferma che ci sono forze economiche, non meglio identificate dal presidente della Bce, che operano per mantenere bassa l’inflazione, si prevede solo un più 0,5, impedendo di raggiungere quel 2% che è ritenuto essenziale e il quadro a tinte fosche è delineato. Una ripresa, si dice, “gravata da ombre meno viva del previsto per l’intera Unione europea”. L’economia italiana rallenta rispetto alle previsioni del governo e alle attese della stessa Commissione. Si dice mal comune mezzo gaudio, ma l’Italia fa marcia indietro partendo da un livello di crescita già inferiore rispetto agli altri paesi mentre il peso della spesa pubblica continua ad aumentare nel 2015 e nel 2016 scenderà solo di pochissimo.
Calo dei tassi di interesse e del prezzo del petrolio, una “ripresa” legata a fattori psicologici
Le previsioni economiche che la Commissione europea ha presentato parlano chiaro. Il capitolo che riguarda l’Italia ha questo titolo: “I consumi sostengono la ripresa e il deficit strutturale peggiora”. Mentre l’export è stato un freno per la crescita verso la fine del 2015, la fase di ripresa continua, ma dipende quasi solo e sempre di più dalla disponibilità delle famiglie a incrementare i consumi grazie al calo dei tassi d’interesse e del prezzo del petrolio. Questa è dunque una “ripresa ancorata a fattori psicologici, più che fondamentali”. C’è una revisione al ribasso delle prospettive di crescita dell’Italia: a novembre la Commissione puntava su un ritmo di espansione dell’1,5% (il governo sull’1,6%), oggi invece si indica l’1,4%. Nell’intera Unione Europea il ribasso è dall’1,8 di ottobre all’1,7. E non è finita qui. La bufera che si sta abbattendo sulla Ue, rischio di sospensione degli accordi di Schengen, instabilità finanziaria, “questione Gran Bretagna” fanno dire agli operatori di Bruxelles: “Le possibilità che le cose risultino peggiori del previsto sono maggiori di quelle che tutto risulti meglio del previsto”. Non è uno scioglilingua ma un pericolo reale. La Commissione Europea prevede un aumento del nostro “deficit strutturale” dello 0,7, forse un po’ di più, con un aumento della spesa pubblica dell’1% in termini nominali nel 2015 e dello 0,9% nel 2016. Una “deviazione” pari allo 0,7 del deficit strutturale potrebbe portare, a maggio, all’avvio di una procedura sulla finanza pubblica a carico dell’Italia. Altro che flessibilità. Previsioni al ribasso per le stime del Pil quest’anno a +1,4%, dal +1,5% comunicato in autunno. Una crescita più bassa anche delle previsioni del governo, che nell’ultima nota di aggiornamento al Def ha previsto un +1,6%. Per quanto riguarda il rapporto deficit/pil siamo al 2,5%, sopra il 2,3% stimato in autunno e sopra il 2,4% previsto dal governo. Anche la crescita del 2015 è stata rivista al ribasso, con un aumento dello 0,8% contro lo 0,9% previsto precedentemente. Si deve sempre tener conto che uno zero virgola che tanto piace a Renzi non significa bruscolini ma miliardi.
L’estate sarà molto calda, il confronto fra Ue e governo italiano molto complesso
Dai dati resi noti dalla Commissione si deduce che l’estate sarà molto calda e il confronto con il governo si annuncia “molto complesso”, malgrado gli auspici di Juncker e Moscovici. Non sta meglio di noi la Francia che si agita molto meno. La Commissione non ha molto fiducia nell’impegno del governo di riportare il deficit al 3% entro l’anno prossimo rischiando un nuovo intervento per infrazione. Ma non per questo il governo francese minaccia sfracelli. Dalla Grecia invece, prendano appunti Renzi e il Pd, dove governa Tsipras, un “estremista”, dicono loro, arrivano notizie “molto migliori”, dicono a Bruxelles, uno dei pochi paesi in cui c’è una revisione al rialzo delle stime. L’anno passato non c’è stata contrazione dell’economia e quest’anno il Pil potrebbe scendere molto meno di quanto previsto fino ad ora. Invece la “corazzata” Germania contro cui Renzi spara i suoi fuochi di artificio, cresce, ma meno del previsto. Il Pil tedesco, secondo le previsioni economiche della Commissione, registrerà un +1,8% nel 2016 e un +1,8% nel 2017, mentre a novembre al Pil tedesco veniva riconosciuto uno 0,1% in più sia per l’anno in corso sia per il prossimo anno.
Una valutazione complessiva della situazione la fornisce Marco Buti, direttore generale della Direzione Affari economici della Commissione Europea nell’introduzione alle previsioni economiche d’inverno. “Sono aumentati sul fronte interno le sfide politiche e i rischi al ribasso”. Si registrano “le reazioni della politica in materia di migrazione e delle minacce alla sicurezza, che potrebbero mettere ulteriore pressione sul sistema di Schengen, così come l’incertezza che circonda l’ulteriore attuazione delle riforme tanto necessarie”. Ancora, l’arrivo di un numero senza precedenti di migranti” nel territorio dell’Ue ha prodotto un sorprendente rialzo” della spesa pubblica.
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