
Un silenzio impressionante, ci raccontano le cronache dei funerali di Giulio Regeni, che avvolge un intero paese, Fiumicello, poco più di cinquemila abitanti, provincia di Udine, tutti si conoscono, tutti conoscevano Giulio, studente modello, non un secchione, con una gran voglia di conoscere, una inquietudine, dicono i tanti amici che aveva in tutto il mondo, a fronte delle tante ingiustizie, degli orrori delle guerre, una voglia di ribellarsi, di dare una mano, di battersi a fianco dei più deboli, dei lavoratori, dei loro diritti, lo studio,la ricerca non fini a se stessi, ma una leva essenziale per combattere ingiustizie, ineguaglianze. La lettura di Gramsci lo appassionava, lui giovane intellettuale, colto, a 28 anni aveva messo a profitto i suoi studi, erano diventati politica, bella politica. Sindaco dei ragazzi del suo Comune dai 12 ai 14 anni, la prima esperienza “amministrativa”,i primi contatti sociali. Lo ricordano ancora i suoi “colleghi” di Fiumicello, i suoi insegnanti. Se ne va a Trieste al liceo Petrarca. Una sua insegnante venuta a Fiumicelli per dargli l’ultimo saluto lo ricorda, ricorda il dolore quando Giulio annuncia che se ne va. Dolore,dice,ma anche orgoglio perché aveva vinto una borsa di studio e gli ultimi tre anni di liceo li trascorre nel New Mexico, negli Stati Uniti nel prestigioso Collegio del Mondo Unito. Poi l’università a Oxford, laurea a indirizzo umanistico, il dottorato a , Cambridge Da qui al Cairo dove preparava una tesi sull’economia locale partecipando alla vita e alle iniziative dei sindacati indipendenti, In Egitto aveva tanto “materiale” da studiare a partire dalle mobilitazione operaie, grandi e forti, prima e dopo la sollevazione del 2011 fino al colpo di stato del generale al Sisi. Una gigantesca mobilitazione sociale e operaia per chiedere giustizia ,eguaglianza,dignità. Giulio aveva appuntamento a piazza Tahrir, la piazza delle grandi manifestazioni. Malgrado la brutale repressione di un regime,crudele,sanguinario,le lotte operaie non si sono spente, manifestazioni spontanee sono l’ordine dl giorno.. Giulio era stato fotografato mentre partecipava ad una assemblea dell’opposizione e dei sindacati. In quella piazza Tahrir non è mai arrivato. Qui finisce la storia di questo ragazzo. Aveva amici in tutto il mondo e da tutto il mondo sono arrivati a Fiumicello.
Ma lo Stato italiano dove era? Perché neppure un segno di lutto? Per i media una “normale” notizia
Funerali privati aveva chiesto la famiglia, niente telecamere durante la cerimonia religiosa, niente discorsi, niente bandiere. Solo il silenzio, poche frasi rilasciate dalla madre, Paola: Grazie Giulio,mi hai insegnato tante cose. Ti amo”. Un corteo lunghissimo, migliaia di persone sfila nelle strade del paese, bandiere a mezz’asta sugli edifici pubblici dell’intero Friuli Venezia Giulia Regione e sul sito della Regione si legge: “Per Giulio Regeni il Friuli Venezia Giulia si raccoglie unito nel cordoglio”. Bene la Regione, ma lo Stato italiano dov’era? Giulio è un martire il cui nome si va ad aggiungere ai tanti che , nella storia dell’Italia, sono morti, hanno sacrificato la loro vita nel nome della libertà,della democrazia, della cultura. Certo, si dirà,la famiglia ha chiesto funerali riservati. Ma un segno di lutto non poteva arrivare dai palazzi del potere? E non potevano i media dare un segnale,forte e chiaro? Si dirà, ma la famiglia ha escluso le telecamere dalla cerimonia funebre. Si poteva,per esempio, a reti riunite,come si fa in alcune occasioni,aprire i telegiornali, i giornali radio? Si poteva dare come prima notizia per tutta la giornata la cronaca dei funerali. Oppure bisognava, come è avvenuto, dare la precedenza a Renzi Matteo che ha invaso, come sempre, il piccolo schermo o al ministro Pier Carlo Padoan che doveva raccontare agli italiani che tutto andava bene e che lui era contento che il Pil nell’ultimo mese era aumentato, udite udite, di ben lo 0,1 %. Politica cialtronesca che non si merita un giovane come Giulio Regeni. Addio Giulio, non sarai mai solo.
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