
Pubblichiamo la nota della Funzione Pubblica della Cgil che stigmatizza il comportamento della società Zétema, privata ma partecipata dal Comune di Roma, contro cinque lavoratori, colpevoli di “aver tolto il velo” pubblicamente al pasticciaccio brutto delle statue “velate” nei Musei Capitolini, in occasione della visita del presidente della Repubblica iraniano Rouhani.
Ha del paradossale quanto sta accadendo a Zétema, società del Comune di Roma che gestisce un pezzo importante di offerta museale nella capitale, dopo la vicenda delle statue coperte per la visita del Presidente iraniano Hassan Rouhani. Ieri sono arrivate contestazioni disciplinari a cinque lavoratori in merito a dichiarazioni rilasciate “ai giornalisti”, ma senza riferimenti alle testate o ai programmi televisivi. Sappiamo che le contestazioni si riferiscono a una lavoratrice che sarebbe stata riconosciuta dalla descrizione di un quotidiano, e ad altri quattro lavoratori, che sarebbero stati riconosciuti anch’essi, ma apparsi in un programma televisivo, “intervistati” a telecamera nascosta e quindi a loro insaputa.
L’amministratore delegato contesta a 5 lavoratori il fatto di pensarla più o meno come il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro Dario Franceschini. Paradossale è dire poco. Non conta quanto alcune espressioni, nelle dichiarazioni incriminate, fossero colorite: anche qualora si trattasse davvero di loro, non sapevano di essere ripresi né di essere “intervistati”. Crediamo non abbia senso questo approccio poliziesco.
Non entriamo nella vicenda dal punto di vista tecnico, lo faremo lunedì nelle opportune sedi. Ma riteniamo che il Comune di Roma, azionista unico, debba esprimersi. Sarebbe ulteriormente imbarazzante se a pagare, per una vicenda che ha fatto il giro del mondo senza che qualcuno si sia assunto la responsabilità dell’accaduto, fossero lavoratori accusati di aver detto un’ovvietà a telecamere nascoste.
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