
Sembra un romanzo scritto da John Le Carrè, eppure la vicenda dell’agente segreto russo Alexander Litvinenko sta rischiando di far esplodere una guerra diplomatica tra Londra e Mosca. Litvinenko morì per gli effetti di un avvelenamento radioattivo in un ospedale di Londra nel 2006. Dieci anni dopo, una indagine sulla sua morte rivela che vi è la “forte probabilità” che Litvinenko sia stato ucciso da due agenti segreti russi, Andrei Lugovoi e Dmitry Kovtum, per conto dell’intelligence russa FSB. L’indagine fu disposta da un atto del governo britannico nel luglio del 2014, e venne affidata a sir Robert Owen, un giudice dell’Alta Corte molto stimato per la sua indipendenza. Un anno e mezzo dopo l’assegnazione, sir Robert Owen ha consegnato al ministro degli Interni britannico, Theresa May, la sua relazione esplosiva sulle indagini nel caso Litvinenko. Giovedì 21 gennaio, il rapporto Owen è stato portato all’attenzione del Parlamento ed è diventato, di fatto, pubblico, scatenando numerose e importanti reazioni, soprattutto sul piano delle relazioni diplomatiche tra Londra e Mosca, perché il cuore della relazione è l’accusa diretta al presidente Vladimir Putin di aver sostanzialmente approvato l’omicidio di Litvinenko, insieme con i vertici dell’FSB.
Sir Robert Owen ha detto che quanto è emerso dalle deposizioni in tribunale può essere definito come “forte prova circostanziale” che lo stato russo fosse dietro l’omicidio. Al netto delle deposizioni degli agenti dell’intelligence, coperte da segreto, ha aggiunto sir Owen, si è scoperto che “l’operazione FSB dell’omicidio di Litvinenko è stata probabilmente approvata da Patrushev, capo dei servizi di sicurezza di Mosca, e anche dal presidente Putin”. La vedova di Litvinenko ha ovviamente esultato per gli esiti dell’inchiesta giudiziaria di Londra e ha chiesto che la Gran Bretagna imponga sanzioni contro la Russia: “è impensabile che il primo ministro non faccia nulla”, ha detto la vedova Litvinenko, “dinanzi alle drammatiche scoperte di sir Robert Owen”. Il suo avvocato si è spinto fino a qualificare l’omicidio Litvinenko una sorta di “mini atto di terrorismo nucleare sulle strade di Londra”. Ed ha aggiunto che trova inconcepibile il fatto che degli agenti russi possano restare impunemente sul suolo britannico.
Downing Street, residenza del premier Cameron, fa sapere che considera il rapporto Owen “estremamente perturbante”, e che però occorre soppesare ogni azione prossima alla luce della necessità di lavorare con la Russia contro l’Isis. Il ministro degli Esteri Theresa May ha annunciato in Parlamento di aver congelato i beni dei due presunti omicidi, gli agenti FSB Lugovoi e Kovtun, colpevoli, secondo il rapporto Owen, di aver somministrato il veleno al polonio radioattivo in una tazza di tè bevuta da Litvinenko. Dal rapporto emerge che tra le ragioni che avrebbero indotto i capi di FSB e Putin a volere la morte di Litvinenko, vi sarebbe l’accusa di quest’ultimo contro il presidente russo di pedofilia. Nel rapporto si legge che Litvinenko aveva raccolto le prove di questa accusa contro Putin, ed anche le prove del tentativo di distruzione di ogni testimonianza che mettesse nei guai il presidente russo.
La replica russa non si è fatta attendere. Il diretto interessato all’indagine, Lugovoi, ha dichiarato che il rapporto Owen è assurdo: “i risultati resi pubblici proprio oggi dimostrano ancora una volta la posizione antirussa di Londra”. Il ministero degli Esteri russo ha affermato che il rapporto è stato “orientato politicamente”. Una portavoce del Cremlino ha detto: “ci spiace che un caso del tutto criminale sia stato politicizzato ed abbia oscurato l’atmosfera delle nostre relazioni bilaterali”. L’ambasciatore russo in Gran Bretagna, Alexander Yakovenko, è stato convocato presso il Ministero degli esteri britannico per informazioni sul rapporto Owen. L’ambasciatore russo ha poi reso noto alla stampa il contenuto della sua posizione, e quella ufficiale del Cremlino, espressa al governo britannico: 1. Mosca considera il caso Litvinenko e il modo in cui è stato reso pubblico, una evidente provocazione delle autorità britanniche; 2. Mosca non accetterà alcun verdetto basato su rapporti segreti e in virtù di prove non sottoposte al vaglio del giudizio di una Corte; 3. Mosca ritiene che la durata enorme delle indagini faccia presumere che Londra abbia voluto mascherare l’incompetenza dei suoi servizi speciali istituzionali; 4. Mosca ritiene che il rapporto Owen sia il frutto di una pressione politica sulla Russia che ha legami con le diverse posizioni in politica estera; 5. Per Mosca è del tutto inaccettabile che il rapporto concluda che la Russia sia stata in qualche modo coinvolta nella morte di Litvinenko a Londra; 6. Mosca tuttavia non ritiene che questa enorme provocazione delle autorità britanniche possa rompere le relazioni bilaterali con Londra.
Al netto della sintassi diplomatica, il nervosismo di Mosca è lampante. Come finirà l’affaire Litvinenko? Quasi certamente con l’estradizione delle due spie russe accusate di omicidio, forse capri espiatori che potrebbero essere vantaggiosi per Mosca e per Londra.
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