
Le donne nella città: cresce la loro presenza nelle istituzioni politiche, aumenta la percentuale della loro occupazione nei luoghi decisionali economici. E non solo: le donne si difendono anche meglio.
È quanto emerge dal Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile dell’Istat, che offre un quadro dinamico e positivo delle donne nelle Istituzioni.
Dopo le recenti elezioni europee, infatti, il divario di genere diminuisce sensibilmente e l’Italia per la prima volta raggiunge una rappresentanza femminile al Parlamento europeo più elevata della media Ue (40% contro 37%). La presenza delle donne è in crescita anche nel Parlamento nazionale e nelle principali istituzioni e questo ha contribuito all’abbassamento dell’età media dei parlamentari (47,2 anni alla Camera e 55,3 anni al Senato, essendo le elette notevolmente più giovani dei colleghi maschi). Aumenta la presenza di donne nelle istituzioni comunali, che passa dal 16,9% del 2004 al 22% del 2013: una crescita consistente anche se la presenza femminile resta ancora bassa. Il Mezzogiorno (18,1%) è svantaggiato rispetto al Nord (24%) ma l’incremento della presenza femminile rispetto al 2004 è leggermente più accentuato al Sud con una conseguente riduzione del gap.
Sono cinque le città metropolitane che hanno una quota di donne consigliere comunali superiore alla media nazionale: Bologna, Firenze, Palermo, Messina e Cagliari. Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria si posizionano invece su valori decisamente inferiori alla media. Se si considera il secondo indicatore di equità di genere (la quota di donne assessori comunali), la situazione è migliore in quasi tutte le città metropolitane, con livelli superiori alla media, tranne nei casi di Venezia, Bari e Reggio Calabria.
Malgrado questi segnali favorevoli, il divario di genere nella partecipazione al mercato del lavoro, pur continuando a ridursi a seguito della maggiore caduta dell’occupazione nei comparti a prevalenza maschile, resta ancora tra i più alti d’Europa. Un divario che vede il 69,7% di uomini occupati contro il 50,3% di donne: per colmarlo dovrebbero lavorare almeno 3 milioni e mezzo di donne in più di quante attualmente occupate.
Miglioramenti emergono per la violenza fisica, sessuale e psicologica contro le donne. La percentuale di donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica negli ultimi 5 anni è scesa dal 7,7% del 2006 al 7% del 2014; mentre per chi è stata oggetto di violenza sessuale dall’8,9% al 6,4%. La diminuzione è trasversale, riguarda anche la violenza da parte dei partner (dal 6,6% nel 2006 al 4,9% del 2014) e soprattutto le forme meno gravi. Non risultano intaccate le forme più gravi di violenza, come stupri e tentati stupri (stabili negli anni).