Pecore in erba: il primo lungometraggio di Alberto Caviglia

Pecore in erba: il primo lungometraggio di Alberto Caviglia

Chi negli scorsi giorni si è recato nelle sale per vedere il primo lungometraggio della carriera di Alberto Caviglia sicuramente si sarà trovato di fronte ad un film fuori dal comune. Infatti la soluzione narrativa del mokumentary (o semplicemente falso documentario) è spesso tenuta in secondo piano nel panorama della rappresentazione cinematografica di casa nostra. Il motivo principale di questo snobismo è presto detto: proporre un documentario che parte da  presupposti bugiardi per giungere a delle conclusioni al tempo stesso veritiere ed efficaci, può diventare mestiere pericoloso ed adatto a pochi. Le possibilità di scivolare sulla classica “buccia di banana”sono altissime, e l’esito finale del film potrebbe suscitare reazioni ben diverse dalla risata. Probabilmente l’opera italiana più famosa che abbraccia questo genere è Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato, film icona dello splatter italiano. Ma al di là di quell’eccezione il nostro cinema non ha mai saputo dare grossi altri esempi di “tacita finzione”. Ed è proprio in questa lacuna storica e sociale che va ad inserirsi Caviglia, proponendo un lavoro che ha da dire tanto, non solo a livello stilistico. Il suo Pecore in Erba è infatti una creazione fresca, vivace, che ha il merito non solo di rispolverare un genere quasi finito nel dimenticatoio, ma anche di adattarlo ad un certo tipo di surrealismo di tendenza nonsense che sta tornando in voga grazie al fenomeno youtubersDunque la “denuncia capovolta” messa in piedi da Caviglia si adatta a quel filone tanto caro alla Commedia all’italiana (si pensi su tutti al feroce sarcasmo de I Mostri (1963) e de I Nuovi Mostri (1977)), che si era tramutato poi nelle amarezze fantozziane di Paolo Villaggio, fino ad approdare ad un più moderno Maccio Capatonda. Come sempre, il modo migliore per denunciare un sistema  è quello di attaccarlo analizzandolo dal suo interno, nei suoi aspetti più profondi. Pecore in Erba vuole fare proprio questo, riuscendoci egregiamente. Si propone di denunciare l’antisemitismo travestendosi addirittura da film antisemita. Caviglia è un detective in borghese che, per poter raccogliere dati relativi ad un crimine, si traveste da avanzo di galera. Il rischio corso, come ogni poliziesco insegna, è altissimo. Ma la  riuscita dell’azione, poi, ha un sapore ancor più piacevole!

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