
La crisi della politica? Forse rende meglio la parola degenerazione. Non c’è altro modo, a nostro parere, per definire quanto sta avvenendo al Senato dove è in discussione una legge che riforma la Costituzione in ben 44 articoli. Non è uno scherzo, cambia la struttura istituzionale. Sono mesi che si sta discutendo, in particolare all’interno del Pd, della cosiddetta riforma del Senato con tutto ciò che comporta. Sono intervenuti costituzionalisti, giuristi, dibattiti, scontro fra scuole di pensiero, emendamenti contro emendamenti. Insomma di tutto di più. Già ci sono stati passaggi alla Camera, al Senato, siamo all’ultimo giro, poi addirittura il referendum con i cittadini chiamati ad esprimere il proprio parere. Cittadini che, salvo le informazioni date dai media, ognuno tirando l’acqua al mulino dell’editore, non hanno avuto voce. E, vista la crisi della politica, non potevano averla. Tutto si è svolto nel Palazzo. Se così stanno le cose, noi questo pensiamo, ce lo dicono i fatti, il dibattito che si è aperto al Senato è perfettamente in linea. Non si discute infatti dei contenuti della riforma di una delle due Camere ma dei modi in cui arrivare alla conclusione di questo tormentone il 13 ottobre perché cosi vuole Renzi.
La maggioranza, malgrado le guasconate di Renzi, ha paura di un vero dibattitto e un voto libero
Compito ingrato per il presidente del Senato tenuto sotto tiro dal governo, tallonato da una petulante ministra Boschi che si è intestata il disegno di legge. Quale il problema? Malgrado Renzi continui a dire che la maggioranza tiene, non ci sono problemi, confortato dall’ex berlusconiano Verdini, molti problemi con la giustizia che gli assicura voti e che è pronto come dice a sostituire i “comunisti” che sono ancora nel Pd, l’ordine di scuderia è molto chiaro: emendamenti da discutere il meno possibile, voti segreti neppure a parlarne. Grasso ne ha già eliminati a tonnellate, milioni su milioni presentati dal leghista Calderoli, l’autore del Porcellum. Ne restano in campo quasi quattrocentomila. La maggioranza, il governo punta all’utilizzo del “supercanguro” che con un solo voto elimina tutti gli emendamenti che riguardano argomenti che attengono al medesimo. Grasso ha dichiarato la sua contrarietà. Ha deciso che possono essere ammessi tutti gli emendamenti agli articoli in cui nel passaggio alla Camera vi sono stati cambiamenti rispetto al testo approvato al Senato. Ed ha deciso che i voti segreti, temuti dai renziani, sarebbero stati 19.
Un ignoto senatore Pd, c’è lo zampino di Finocchiaro, prova a eliminare emendamenti e voti segreti
A questo punto mentre era in corso la discussione sull’articolo 1 un ignoto senatore della maggioranza, un avvocato milanese renziano doc presenta un nuovo testo . Il senatore si chiama Roberto Cociancich. Si dice che ci sia la mano di Anna Finocchiaro in questa manovra. Il testo infatti richiama la proposta della maggioranza a firma Finocchiaro. Grasso dichiara ammissibile l’emendamento 1.203 che riscrive l’articolo 1. Invece di un “cangurone” è un “piccolo canguro” che se approvato farebbe decadere moltissimi emendamenti, annullare addirittura tutte le votazioni segrete all’articolo 1. Non solo, stando al parere dei tecnici di Palazzo Madama praticamente decadrebbero tutti i voti segreti, forse ne rimarrebbe uno, con buona pace del presidente Grasso. Riportiamo il testo in discussione affinché ognuno possa farsi una idea dei pasticci che si stanno combinando nell’Aula di Palazzo Madama.
Un nuovo testo per l’articolo sul nuovo Senato. Un pasticcio anche scritto male
Questo il testo: “Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all’esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all’esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato”. Quel “concorre all’esercizio della funzione legislativa” è tutto un capolavoro. Significa che il Senato legifera? Nessuno lo sa, nessuno si preoccupa. E pensare che questo articolo dovrebbe essere inserito in Costituzione. I padri della Carta si rivolteranno nelle tombe. Qui ci fermiamo, si dice che la notte porti consiglio. La speranza è l’ultima a morire. Lo diciamo per consolarci.
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