L’allarme di Mario Draghi sul futuro dell’Europa. E riduce le previsioni su crescita e inflazione

L’allarme di Mario Draghi sul futuro dell’Europa. E riduce le previsioni su crescita e inflazione

Drammatica conferenza stampa del presidente della BCE Mario Draghi al termine della riunione del Consiglio dei governatori. Sostanzialmente, Draghi ha confermato che nuove nubi stanno minacciosamente addensandosi sui cieli dell’economia europea, e che i fattori che rendono più acuta la crisi producono ancora molti danni. La BCE, ha esordito Draghi, è pessimista e continua ad esserlo sempre di più: “ci attendiamo che prosegua la ricostruzione dell’economia, nonostante il passo più debole di quanto ci aspettassimo, che in particolare riflette il rallentamento delle economie dei mercati emergenti, che sta pesando sulla crescita globale e sulla richiesta internazionale per l’esportazione dell’area euro”. Per questa ragione, la BCE, ha detto Draghi, ha tagliato le previsioni sulla crescita e l’inflazione per i prossimi anni, concedendo che il tasso di inflazione sarà ancora al di sotto dell’obiettivo stabilito per il 2017. “Le proiezioni macroeconomiche per il 2016 e il 2017”, ha avvertito Draghi, “sono di una crescita del PIL pari a 1,4%, contro l’1,5%, nel 2015; dell’1,7% nel 2016, contro l’1,9%; e dell’1,8% nel 2017, contro il 2%”. Draghi ha pertanto voluto ribadire che queste previsioni al ribasso non tengono conto, ancora, dei rivolgimenti dei mercati nel corso di queste ultime tre settimane, a partire dall’indebolimento cinese.

A questo punto, la BCE potrebbe essere costretta a estendere nuovamente il suo programma di stimolo all’economia, il cosiddetto Quantitative Easing: “il consiglio dei governatori sottolinea la volontà e la capacità di agire, se necessario, utilizzando ogni strumento disponibile nell’ambito del suo mandato, e in particolare, ricorda che il programma di asset purchase, acquisto di titoli, fornisce la sufficiente flessibilità in termini di aggiustamento della dimensione, della composizione e della durata del programma”. Ciò significa che la BCE potrebbe acquistare più dei 60 miliardi di euro mensili di titoli.

Draghi ha voluto anche enfatizzare il fatto che sette anni dopo il collasso della Lehman Brothers, il mondo finanziario è ancora guidato dalle banche centrali. I mercati azionari europei fluttuano vivacemente in base all’indice tedesco DAX. Anche per questa ragione macroeconomica, dice Draghi, la Cina sarà sempre più il paese chiave al G20 il cui vertice avrà luogo questo weekend. La BCE è preoccupata del fatto che il rallentamento dell’economia cinese possa causare gravissimi problemi: “osserviamo un indebolimento delle prospettive dell’economia cinese. Ciò produce due effetti sostanziali: uno mediante il canale commerciale, indebolendo le economie del resto del mondo, e l’altro con un effetto di sfiducia sui mercati azionari, che opera in modo negativo”

Dal punto di vista dei problemi europei, Draghi ha sostenuto che la Grecia dovrà fare “i compiti a casa”. La crisi del debito greco merita ora, afferma Draghi, minore attenzione, proprio per effetto della firma sull’accordo per il terzo programma di aiuti. Solo che Atene dovrà soddisfare le richieste della BCE prima che i titoli greci siano inclusi nel programma di Quantitative Easing.

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