
Dal nostro corrispondente a Berlino.
Cadde per molti come un fulmine a ciel sereno, a fine luglio, l’affermazione del presidente dei ministri dello Schleswig-Holstein, Torsten Albig (SPD), secondo cui il Partito socialdemocratico non avrebbe alcuna possibilità di vincere le prossime elezioni, nel 2017, contro Angela Merkel. Allora, suggeriva Albig, perché non arrendersi alla Grande Coalizione e rinunciare a presentare un proprio candidato?
In Germania si è subito parlato di capitolazione preventiva del secondo partito del paese. In rete hanno iniziato a diffondersi ironici manifesti elettorali che mostravano la cancelliera nel tipico contesto – di colori e motti – socialdemocratico, nonché vignette dove un grasso lottatore vestito di rosso (che rappresenta proprio l’SPD) stava già a tappeto, mentre poco lontano una costernata Angela Merkel, anch’ella in tuta da lottatrice in nero (che è il colore della CDU), esclamava: «Ma io non ho ancora fatto niente!».
Provocazione o constatazione?
Eppure, nelle parole di Torsten Albig era racchiusa una certa provocazione, e la sua dichiarazione completa non era da leggersi tanto come “l’SPD non ha alcuna possibilità contro la CDU/CSU”, quanto “Sigmar Gabriel non ha possibilità contro Angela Merkel”. Si tratta, in altre parole, di un nuovo attacco interno alla segreteria federale del partito e, soprattutto, al vice-cancelliere Gabriel, che da mesi sta attirando le ire della base e pare sempre più impresentabile all’elettorato socialdemocratico. Tuttavia la provocazione di Albig riposa su una serie di dati di fatto, alcuni dei quali abbastanza preoccupanti per il Partito socialdemocratico.
Da una parte è effettivamente vero che la leadership di Angela Merkel è estremamente solida, e la sua popolarità stabilmente alta. A ciò hanno contribuito senza dubbio la crescita economica del paese sotto il suo cancellierato, ma anche una certa abilità della signora Merkel, il cui carisma – difficile da comprendere per noi “latini” – costruito su indubbie capacità argomentative, buon senso ed estraneità ai toni polemici, la rende un modello di politica sobria ed efficiente, che in ultima analisi risulta essere la massima aspirazione degli elettori tedeschi. L’appellativo di “mammina”, con cui si indica Merkel, sintetizza perfettamente il rapporto che intercorre tra lei e la Germania.
Dall’altra parte l’esperienza della Grande Coalizione ha fatto emergere un volto della SPD effettivamente intercambiabile con quello del Partito cristiano-democratico. Sono soprattutto i vertici attuali della socialdemocrazia – ovvero Gabriel, il ministro degli esteri Steinmeier e quello della giustizia Maas – a essersi dimostrati in certi casi, come sulla questione greca o sulla tutela della privacy in rete, meno “sociali” della stessa Merkel. La provocazione di Albig è stata dunque: se dobbiamo votare per questi leader, allora tanto vale eleggere per la quarta volta la “mammina”.
Merkel e il quarto mandato
Sempre che Angela Merkel intenda correre per il quarto mandato. Non esiste infatti ancora una dichiarazione ufficiale in tal senso, quanto soltanto un’indiscrezione del Der Spiegel che pare comunque decisamente verosimile. Potendo infatti vantare un bilancio di cancellierato incredibilmente positivo e un alto indice di gradimento nel paese, l’attuale cancelliera sarebbe il candidato ideale per una nuova vittoria della CDU/CSU. Allo stesso tempo non sono però da sottovalutare i giochi interni al Partito cristiano-democratico: Angela Merkel, infatti, rappresenta una determinata corrente al suo interno e non ha garantite tutte le simpatie della vasta formazione, soprattutto nella frangia bavarese della CSU.
L’esito delle prossime consultazioni federali sarà comunque in massima parte deciso dalle scelte dell’attuale partner di coalizione. Come noto, l’“anomalia” della politica tedesca è il non avere, dopo la scomparsa dei liberali dal parlamento e il mancato decollo della AfD (Alternative für Deutschland), nessun partito alla destra di CDU/CSU. La partita elettorale pare quindi giocarsi fondamentalmente tra quattro attori: due di grandi dimensioni, la CDU/CSU e i socialdemocratici; due di medie, inevitabilmente a sinistra dei primi, i Grüne e la Linke. Nonostante si sia dato il caso di un’alleanza tra cristiano-democratici e Grüne – per il governo della città-stato di Amburgo e, attualmente, dell’Assia – senza una ripresa dei liberali dell’FDP, le uniche alternative di governo per la CDU sarebbero la vittoria di oltre il 50% (risultato che raggiunse soltanto nelle lontane elezioni del 1953) o l’alleanza con l’SPD. Una simile alleanza sarebbe però possibile solo con Angela Merkel alla giuda, rappresentando lei l’unica corrente cristiano-democratica atta a collaborare con i socialdemocratici e, dunque, la sua candidatura parrebbe quella più opportuna, lasciando praticabili entrambe le vie per l’accesso al governo.
I travagli socialdemocratici
In tale situazione è piuttosto l’SPD a dover operare le scelte più significative. Il perdurare sulla linea attuale – ovvero puntare sulla cancelleria di Sigmar Gabriel, senza significativi spostamenti nel baricentro politico – equivarrebbe probabilmente a ricercare una nuova Grande Coalizione con i cristiano-democratici. In tal caso, le elezioni sarebbero poco più di una farsa, atta soprattutto a decidere i pesi interni dentro la futura compagine governativa.
Diversa sarebbe la situazione se la fronda interna al Partito socialdemocratico dovesse, di qui al 2017, provocare un sensibile mutamento negli indirizzi della segreteria federale. Le opzioni in questo caso sarebbero quelle di tentare un governo con i Grüne, con la Linke, o con entrambi – come avviene in diversi Länder. Non è neppure improbabile che un simile riorientamento socialdemocratico possa minacciare la leadership di Angela Merkel nel proprio partito, se emergesse nella CDU/CSU una corrente più “aggressiva” da contrapporre alle sinistre.
In ogni caso, allo stato attuale delle cose, la proposta di Torsten Albig pare sempre la più ragionevole.
- Nicola Bassoni. Coronavirus e Coronabond. Uno scontro tra Italia e Germania per il destino dell’Europa? - 2 Aprile 2020
- Nicola Bassoni. La rottura di un tabù tedesco. Si dimette il nuovo presidente dei ministri della Turingia eletto con i voti dell’AfD - 8 Febbraio 2020
- Germania. Elezioni in Turingia. Vittoria della Linke e successo dell’AfD. Crollano i partiti dellaGroße Koalition - 28 Ottobre 2019