
Una nuova vittima dei caporali in Puglia, questa volta a perdere la vita sarebbe un immigrato di circa 30 anni nelle campagne di Rignano Garganico (Foggia), che sarebbe crollato all’interno di uno dei cassoni di pomodori che aveva raccolto. La denuncia è stata fatta dal coordinatore del Dipartimento Immigrazione della Flai-Cgil Puglia, Yvan Sagnet, secondo il quale “il corpo dell’uomo potrebbe essere stato occultato dai caporali”. La vittima sarebbe morta mentre raccoglieva pomodori e solo successivamente sarebbe stata gettata nei contenitori. Questa morte, comunque resta un giallo, visto che il corpo dell’uomo non si è mai trovato e probabilmente sarebbe stato sepolto nelle immense campagne dai suoi aguzzini. La zona dove si è verificata questa nuova tragica morte da schiavismo del terzo millennio è a ridosso del cosiddetto ghetto di Rignano Garganico che si trova nelle campagne del foggiano e si tratta di una specie di villaggio creato dai migranti che vivono in capanne auto-costruite, realizzate con materiali di fortuna come lamiere e cartoni, dove le condizioni igieniche sono spesso precarie. Proprio nella giornata di ieri, il Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, aveva rilasciato una intervista al collega della Gazzetta del Sud, Giuseppe Dimiccoli, intervista in cui aveva affrontato proprio i temi legati al caporalato: “Vedere che il lavoro torna ad avere le caratteristiche più dello schiavismo e della servitù, anziché di libertà fa sempre una straordinaria impressione. La preoccupazione – afferma Camusso– è che in questo periodo una volta scoppiata la notizia vi sia un’inchiesta immediata, ma poi tutto scompaia in attesa del successivo episodio. Si accendono i riflettori per la morte dei lavoratori – continua Camusso – ma non vi è una capacità di regolare positivamente il lavoro. Si aspetta il grande incidente, ma poi tutto è come prima”.
Camusso:“Risolvere il problema ricostruendo condizioni di lavoro dignitose”
Per il segretario Cgil bisogna invece “risolvere il problema ricostruendo delle condizioni di lavoro dignitoso, per fare in modo che le persone non rischino la vita, non siano sfruttate e trasformate in servitori della gleba”. Camusso ricorda poi quanto messo in campo dal sindacato, a partire dal lavoro del 2010-2011 “in cui si fece notare che il caporalato era ritornato ad esistere sempre più attivo nei cantieri e in campagna”. Da quella denuncia prese poi vita la legge sul reato di caporalato. “Se vi è un processo a Nardò – insiste Camusso – è esattamente perché vi è questa legge”.
La leader della Cgil indica gli interventi che andrebbero messi in atto
Altra esperienza significativa citata dal segretario Cgil è quella del sindacato di strada “teso a ricostruire una capacità di andare a trovare questi lavoratori, a cercarli”, “costruendo una capacità di dialogo con le varie etnie, offrendo loro punti di riferimento”. Per quanto riguarda invece gli interventi che andrebbero messi in atto, Camusso ne indica diversi. In primo luogo la definizione degli elenchi dei lavoratori agricoli presso i Comuni, perché “rendere trasparente e accessibile per tutti la disponibilità a lavorare, le qualifiche delle persone e i periodi, sottrae qualunque alibi al caporalato”. E poi, l’applicazione dei contratti, per rompere quella “gerarchia di trattamento in negativo che si è creata a seconda della nazionalità di provenienza”.
I controlli non sono costanti e continui. Non vi è una percezione diffusa della drammaticità del fenomeno
Capitolo controlli: “Non avvengono in modo costante e continuo, perché non vi è una percezione diffusa della drammaticità del fenomeno”, sostiene Camusso. Per il segretario Cgil andrebbero fatto con “una frequenza alta e in particolare nel periodo della raccolta”. Ma il vero nodo, per il leader della Cgil, è che ci vuole “la costruzione di una attenzione da parte della opinione pubblica, ricordando in quali condizioni vivono questi lavoratori che sono visibili quando raccolgono e invisibili appena terminano”.
Il Governo trasformi gli annunci in un luogo di discussione
Dal governo Camusso si aspetta “una forte reazione”. “Il ministro della Politiche Agricole, Martina, trasformi gli annunci in un luogo di discussione – afferma ancora il segretario Cgil – per definire con certezza il versante legislativo necessario per chiarire la responsabilità dell’impresa, la determinazione della filiera dei controlli, in modo che non vi siano dubbi”. Dunque, ok alla commissione di inchiesta, richiesta da diversi parlamentari, “ma credo che contemporaneamente bisogna agire e non aspettare”.
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