
Il Gup di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha rinviato a giudizio 56 ex consiglieri lombardi accusati a vario titolo di peculato e truffa per le presunte spese ‘allegre’ con i rimborsi regionali. Altri tre sono stati condannati in abbreviato a pene tra i 18 e i 24 mesi. Tre prosciolti e un assolto. Il processo inizierà il primo luglio e riguarderà, tra gli altri, Renzo Bossi, Nicole Minetti, gli ex assessori Colozzi, Buscemi e Boscagli e l’ex presidente del consiglio regionale Davide Boni. Era stata dura la requisitoria dei Pm, che poi ha portato al rinvio a giudizio. Per il Pubblico Ministero Filippini, “le spese non giustificabili sono da considerarsi peculato e non è ammessa da parte dei consiglieri lombardi l’ignoranza della legge regionale sui rimborsi destinati ai gruppi”. Poi l’affondo del magistrato: “Qui la politica si fa nei ristoranti, mentre l’attività istituzionale dovrebbe farsi nei luoghi istituzionali”. Dalle indagini era emerso l’utilizzo di fondi pubblici per spese personali dei consiglieri, tra cui l’acquisto di torroni, gratta e vinci, giornali, cartucce da caccia, e per pagare cene a base di aragosta e sushi. Il tutto per un totale di oltre 3 milioni di euro.
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