
Il leader dell’opposizione israeliana, Isaac Herzog, sembra ottenere un generale gradimento tra gli elettori israeliani, che il 17 marzo voteranno per decisive elezioni generali. Al contrario, il partito del premier uscente Netanyahu, il Likud, sembra invece avvolto in una sorta di panico generale. Sono queste le reazioni alla pubblicazione di due sondaggi che vedono nettamente in testa l’Unione Sionista (un raggruppamento con Laburisti ed ex ministri del governo di coalizione di centrodestra). Il testo di un messaggio inviato agli attivisti del Likud, nel quali li si implora di portare amici e parenti a votare, recita: “siamo in pericolo di perdere sul serio!”. E continua: “dobbiamo salvare il salvabile e assicurarci che ogni singolo amico, conoscente, parente si rechi alle urne e voti per il Likud. Sveglia!”.
La campagna elettorale di Herzog
Herzog, il leader laburista, capo della coalizione elettorale dell’Unione Sionista, corre ormai spalla a spalla con Netanyahu, che vorrebbe essere rieletto premier per la quarta volta. Nel sistema israeliano vige una rappresentanza proporzionale secca, per cui tutti i governi sono di coalizione. E ciò offre un chiaro vantaggio proprio a Netanyahu, anche se dovesse perdere le elezioni. Tuttavia, in quest’ultima settimana di campagna elettorale, si sente aria di maggiore ottimismo nel quartier generale dell’Unione Sionista e tra i laburisti israeliani. Nel corso di un comizio a Be’er Sheva, la più grande e più importante città del deserto del Negev, capitale del Distretto meridionale, Herzog ha detto ai suoi sostenitori e ai curiosi di altri partiti che egli “ha rappresentato la speranza per coloro che si sentono esclusi nell’economia sballata d’Israele e per coloro che cercano la possibilità della pace”. Egli e l’ex ministro della Giustizia nel governo di Netanyahu, Livni, hanno promesso di porre fine al crescente isolamento di Israele nella comunità internazionale.
Il cambio di sensazioni
Il deputato laburista Erel Margalit confessa: “Sono diventato ottimista negli ultimi giorni. Prima non lo ero. In pochi giorni ho avuto la sensazione che stia arrivando il momento propizio. Sento che il cambiamento sta arrivando. La gente vuole una leadership basata su qualcosa d’altro che la paura. Il senso di fatalismo che si avvertiva in larga parte della campagna elettorale – con la gente che credeva che qualunque cosa fosse accaduta, Netanyahu sarebbe stato di nuovo premier – credo che sia cambiato”. Anche l’ingegnere in pensione Aron Klipper avverte la stessa sensazione: “Sono qui perché abbiamo disperatamente bisogno di un cambiamento di atmosfera in Israele. È necessario che i giovani siano in grado di guadagnare abbastanza e di scegliersi dove vivere”.
Governo di Grosse Koalition?
Tuttavia, a sei giorni dalle elezioni, la questione davvero importante è se Herzog riuscirà a formare un governo anche se dovesse battere Netanyahu. Nella tormentata matematica elettorale israeliana, costituita da coalizioni forzate, Netanyahu ha ancora un teorico vantaggio, poiché vi sono almeno sei formazioni politiche che potrebbero negoziare con lui un governo, e non con Herzog. Tra le sei forze politiche, spiccano naturalmente quelle sostenute dagli ultraortodossi e dai coloni dei nuovi insediamenti. E tra i fattori che potrebbero cospirare contro un prossimo governo Herzog, vi è anche la debolezza di certe formazioni di sinistra, come Meretz, che a stento riusciranno a superare la soglia di sbarramento per entrare nella Knesset, il Parlamento israeliano. E anche se le elezioni dovessero confermare le previsioni dei sondaggi, favorevoli all’Unione Sionista, il presidente della Repubblica, Reuven Rivlin, potrebbe insistere su negoziati per la formazione di un governo di unità nazionale, o di Grosse Koalition, con dentro sia Netanyahu che Herzog.
In ogni caso, in questa campagna elettorale, lo stesso Herzog ha cercato di conquistare parte dell’elettorato moderato d’Israele, maggioritario, con l’apertura al negoziato sulla soluzione “due popoli due stati” per la Palestina, e cercando vie pragmatiche alla soluzione dei problemi del suo paese. “Sono un socialdemocratico che vuole sia il libero mercato che uno stato giusto”, ha detto Herzog in un’intervista, “sono un pragmatico che cerca di agire lealmente. Provo a portare le contraddizioni in armonia e unità”.
I falchi guerrafondai
Al contrario, i suoi avversari del Likud hanno suonato la fanfare bellica che tanto infiamma una certa parte della società israeliana. Uno dei falchi, Avigdor Lieberman si è schierato contro gli arabi israeliani: “Per quelli che sono contro di noi, non c’è altro da fare – prendere un’ascia e decapitarli”. Queste parole danno anche al pubblico italiano, europeo, e planetario il senso dello scontro in corso in Israele, e quanto grande sia la posta in gioco.
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