Direzione Pd sull’Italicum: Renzi con i suoi, le minoranze se ne vanno

Direzione Pd sull’Italicum: Renzi con i suoi, le minoranze se ne vanno

La Direzione del Pd, convocata da Renzi per porre la parola fine sulla legge elettorale che porta il nome di Italicum, si è conclusa con la certificazione, di fatto, di una rottura pressoché insanabile del partito. È stata posta ai voti la relazione del segretario Renzi, con la quale, appunto, si definiscono i tempi di approvazione della legge alla Camera in terza e definitiva lettura (dal 27 aprile in Commissione, e in maggio in Aula) che è stata votata dalla unanimità dei presenti, composta esclusivamente da membri della maggioranza. A nulla sono valsi i tentativi di mediazione e di ricomposizione di alcuni esponenti importanti della minoranza, da Cuperlo al capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, a Barbara Pollastrini, a nulla sono valsi gli appelli ad accettare due o tre modifiche sostanziali ad una legge che ormai la maggioranza del Pd ha blindato. Chi aveva preconizzato questo finale, come Giuseppe Civati, ha avuto ragione. Nessuno può immaginare cosa accadrà al termine di una Direzione nervosa, nel corso della quale – diciamoci tutta la verità – si sono confrontate non due fazioni, o correnti, ma due visioni del mondo e della politica, a questo punto inconciliabili. Certo è che la blindatura dell’Italicum, voluta ad ogni costo da Renzi, mette sotto pressione le minoranze guidate da Bersani, Cuperlo e Fassina.

Per coerenza, così come esse non hanno votato la relazione del segretario in Direzione, così non dovrebbero votare la legge alla Camera. Ma a quel punto, nell’Aula della Camera, potrebbero accadere tre cose: Renzi potrebbe contare sul cosiddetto “soccorso Verdini”, con una manciata di deputati di Forza Italia che si sostituirebbero ai deputati Pd per farla passare; Renzi potrebbe chiedere un voto di fiducia, facendo esplodere la sinistra nel Pd, in difficoltà dinanzi all’ipotesi di far cadere il governo; la sinistra – o chi per essa – chiede il voto segreto, e a quel punto la legge potrebbe anche non passare, con tutte le conseguenze politiche immaginabili. Perché Renzi ha condotto il Pd in questo collo di bottiglia? Quali sono le carte vincenti che ha in mano? E soprattutto quali strategie ha in mente? Oggi ha volontariamente umiliato le sinistre nel Pd, le ha schiacciate con la forza dei numeri e del consenso in Direzione, le ha strangolate con un intervento durato un’ora e mezza circa, in cui ha ripetuto fino allo sfinimento che “democrazia è decisione”.

Certo, se la decisione perviene con le argomentazioni del segretario e dei suoi seguaci di prima, seconda, terza e quarta fila, o della prima, seconda, terza ora, ricorda qualcosa di molto diverso da un processo democratico. Se la decisione giunge dopo aver accusato chi lo critica di veti e ricatti, citando nientepopodimeno che Francis Fukuyama, campione del farlocchismo intellettuale, allora siamo davvero alla frutta, anzi al caffé e all’ammazzacaffé. Democrazia è decisione, indubbiamente, ma andando “alle cose stesse”, al merito della legge, ai suoi contenuti, ai rischi che essa presenta. La domanda giusta era un’altra, visto che si era nello stesso partito: può essere migliorabile e migliorata nel tempo che rimane fino al 27 aprile, ricostruendo l’unità del partito e un voto definitivo al Senato senza inciampi e problemi? La prova di forza esercitata da Renzi in Direzione è anche un chiaro messaggio a chi critica parti sostanziali dell’Italicum: non mi fido di voi, temo le vostre trappole, non volete alcuna riforma, ma solo far fuori me. Questa è stata la sfida lanciata alle minoranze. Questo il comportamento di Renzi, più vicino a quello di un capo despota, piuttosto che ad un segretario di partito. In sostanza, Renzi ha decretato la fine di quella che molto pomposamente qualche giorno fa, all’Acquario di Roma, si era definita “sinistra nel Pd”. È evidente ormai anche ai sordi e ai ciechi che Renzi non permette critiche, né interne né esterne. E chi lo fa viene tacciato di “vetocrazia”, citando appunto Fukuyama. E così fa con chiunque voglia confrontarsi con lui.

Share

Leave a Reply