
La gestione del paziente critico e la mancanza di posti letto nelle terapie intensive rappresentano due importanti criticità del sistema sanitario romano e laziale, dopo l’allarme del blocco dei Pronto Soccorso. I posti letto critici sono le rianimazioni, le Unità di Terapia Intensiva Rianimatorie e Coronariche con o senza Emodinamica, le Terapie Intensive post Operatorie Vascolari, le Neurochirurgie e Cardiochirurgie. Parlano i numeri, già nel Decreto del Presidente della Regione del marzo 2013 n. 368 veniva dichiarata l’assenza di 198 posti letto critici nella Regione cui si devono aggiungere quelli trasferiti da una struttura all’altra e mai attivati per mancanza di personale, come ad esempio quelli previsti ma ancora non attivi del Sant Eugenio. La situazione è ormai esplosiva: dal 1 gennaio 2015 ad oggi su oltre 1900 richieste di posto letto di rianimazione solo poco meno 240 sono state evase dalla C.O. Regionale dell’ARES 118, in pratica solo il 12 % di queste criticità viene affrontata concretamente con l’individuazione del posto letto, mentre per il restante 88 % restano in attesa ancora nei Pronto Soccorsi o in Reparti non idonei. Addirittura a volte può capitare che il paziente critico (Infartuato o Rianimatorio) debba essere gestito ed assistito nel Pronto Soccorso (contribuendo notevolmente al suo collasso organizzativo) se non addirittura nelle Camere Operatorie, bloccandole per le urgenze, in attesa di un posto letto idoneo alla sua patologia anche per giorni. In un comunicato stampa la Cgil FP Roma e Lazio ha denunciato tutto questo: i livelli assistenziali sono ridotti al lumicino e la sensazione è che il peggio debba ancora venire.Secondo il sindacato non è più rinviabile l’intervento delle istituzioni tutte: ASL, Aziende Ospedaliere, etc. per approfondire e comprenderne le cause che hanno generato questi eventi che coinvolgono pazienti ad “altissimo rischio sanitario” e trovare soluzioni risolutive ed evitare la migrazione dei pazienti critici verso le regioni confinanti. Nel frattempo sarebbe utile -spiega il sindacato- come primo intervento, la verifica da parte dei “vertici” della Regione Lazio, che la mappatura dei posti letto definiti “di area critica” sia coerente con i Piani Operativi Regionali, stabiliti dal Decreto che hanno fatto.
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