
Alexis Tsipras, primo ministro greco, ha detto che il paese ha vinto una battaglia significativa, ma deve ancora vincere la guerra. Dodici ore dopo la firma dell’accordo a Bruxelles in seno all’eurogruppo, Alexis Tsipras ha voluto spiegare al popolo greco il senso di una decisione ponte, che tenterà di far uscire definitivamente la Grecia dall’era del rigore e dell’austerità imposta dalla Troika, per avviarsi finalmente verso un periodo di crescita.
“Abbiamo ottenuto che la Grecia fosse ricevuta con dignità”, ha detto Tsipras, aggiungendo che l’accordo ha posto termine a quell’irrealistico avanzo primario richiesto dal precedente programma di salvataggio del suo predecessore. “In effetti, si cancella l’austerità. In pochi giorni, abbiamo ottenuto tanto, ma la strada è ancora lunga. Abbiamo fatto il passo decisivo per cambiare il corso nell’eurozona. Ora i negoziati entrano in una fase nuova ed efficace”. Tsipras doveva tranquillizzare alcuni maldipancia presenti nello stesso partito di Syriza. In alcune frange, non si è considerata come una vittoria l’estensione di soli quattro mesi dell’accordo, e si ritiene – ha detto lo stesso Tsipras – che esso allontana una eventuale uscita dall’euro della Grecia, ma può comportare un prezzo ancora troppo elevato. Tsipras ha sottolineato, comunque, che nonostante un esito tutto sommato positivo, Atene è stata costretta a fare delle concessioni significative, compresa quella della riscrittura del suo debito, di 320 miliardi.
A sua volta, il portavoce del governo greco Gabriel Sakellaridis, nella mattinata di sabato, ha detto: “abbiamo battuto il tempo. L’economia greca e il governo greco non sono stati strangolati, come era nei piani originari, forse, dei centri politici esteri e dentro il paese”. L’accusa è chiara e forte: vi era, all’esterno e all’interno, chi navigava contro il successo del governo e del popolo greco.
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