
È come sfogliare la margherita. Invece di m’ama non m’ama si dice c’era non c’era. L’argomento del contendere è se nel patto del Nazareno c’era l’elezione del presidente della Repubblica. Renzi e tutti i renziadi dicono che non c’era, quindi nessun tradimento. Verdini che, notte e dì, era a contatto con Luca Lotti, il factotum del premier, conferma: “è evidente che nel patto del Nazareno c’era”. Questa disputa sta diventando sgradevole e sarebbe bene chiuderla. Lo stesso Bersani si è fatto coinvolgere quando afferma, con la sua bonaria ironia, “al patto del Nazareno abbiamo dato un colpetto”.
Delrio alla minoranza: il voto al Colle non cambia niente
Ma Delrio si è affrettato a dire che il voto per il Colle “non cambia niente”. Proprio queste parole fanno capire che il problema non è quello che c’è o non c’è scritto. Quel patto rappresenta un “modus vivendi” di due coinquilini, stanno nella stessa casa e come capita nelle migliori famiglie a volte ci si tiene l broncio. “Traditore”, grida Berlusconi, ma il Nazareno vive, ne respira l’aria, non ha bisogno di carte scritte. Ora poi che ha ottenuto lo sconto di pena, per cui l’otto marzo cesserà il servizio sociale, per inciso proprio nel giorno in cui è la festa della donna, si è subito ringalluzzito, fa sentire la sua voce. Certo un po’ di penne le aveva perse, grazie a Renzi le ha rimesse, è deciso a sedare la “rivolta” dei fittiani e guarda alla Lega di Salvini. Pensa a Forza Italia che si trasforma in una Lega della libertà e del Nord, si toglie di torno il “cerchio magico”, i fittiani e chi gli fa ombra. Del resto, solo qualche mese fa aveva detto che lui poteva essere il regista e Salvini il goleador. E non è un caso che ad Arcore sia arrivato un invito a partecipare alla seduta comune del Parlamento per l’insediamento di Sergio Mattarella. Un gesto di “cortesia istituzionale” si dice. Se accetta l’invito siederà in tribuna, in alto, lontano dagli ex colleghi. Sì, ma è sempre un pregiudicato. Non crediamo che sia “normale” invitare uno che ha avuto a che fare con la giustizia, condanna a quattro anni per frode fiscale, ad un evento di così grande importanza.
Patto del Nazareno, un modus vivendi fra Renzi, Alfano e Berlusconi
Che il “modus vivendi” fra Renzi, Berlusconi, con l’aggiunta di Alfano anche un po’ ammaccato, e se non è lui può essere Lupi, è destinato a durare. Sono atti e parole di Renzi e dei renziadi a parlare. È vero che Alfano non se la passa bene, alcuni dei suoi se ne vanno o lasciano gli incarichi. Gli ex socialisti, ex berlusconiani, come Cazzola, Sacconi, anche Cicchitto hanno il dente avvelenato perché avevano fatto conto di vedere eletto Giuliano Amato. Ma tutto passa, guardiamoci in faccia, si accontenta la De Girolamo, chiariamoci, bisbiglia. Un chiarimento non si nega a nessuno.
Le parole del premier, un mix di arroganza e intolleranza
Renzi ha già dato la risposta, parlando a Berlusconi e Alfano, ma in realtà le sue parole, un mix di arroganza e intolleranza sono rivolte a nuora perché suocera intenda. Dice di non voler neppure parlare con i “partitini”, non ha tempo da perdere, deve incontrare i cittadini. Dal Nuovo centrodestra si fa finta di essere indignati, “non siamo tappetini” starnazzano. “Non siamo attaccati alle poltrone ma neanche abituati a fare i tappetini”. I “cespugli hanno permesso con responsabilità la nascita dei governi Letta e Renzi”. E a Berlusconi viene detto che “se non vota, le riforme le facciamo da soli”. Il vero obiettivo non sono né Alfano, né il pregiudicato ma la minoranza, o meglio le minoranze del Pd: “non siamo qui –sostiene – a compattare le minoranze interne”.
Le riforme sono quelle votate con Ncd e Forza Italia
Certo, un risultato le minoranze l’hanno ottenuto, il nome di Mattarella è al di sopra di ogni sospetto. Il premier voleva un “suo” personaggio. Ma nel coro formato da Delrio, Boschi, le seconde e le terze file, Renzi direttore, circola la parola d’ordine: le riforme non si cambiano, non ci saranno modifiche, sono quelle votate con Ncd e Forza Italia. “Sulle riforme – afferma Renzi – adesso si mette il turbo, si va ancora più veloce. L’Italia ha bisogno di correre, il Pd è il motore del cambiamento, non indietreggiamo di una virgola”. “Non voglio stare ad occuparmi delle polemiche con i partitini, ma voglio stare in mezzo agli italiani”.
Lo zuccherino per il cavaliere. Avanti con la delega fiscale
Se non bastava arriva lo zuccherino per Berlusconi. In avanscoperta la ministra Boschi. Annuncia che la delega fiscale il 20 febbraio si farà, resterà il famoso 3%, l’emendamento inserito di nascosto che fa contento Berlusconi e che potrebbe renderlo nuovamente candidabile. Di rincalzo arriva Renzi, zucchero per il palato del pregiudicato. “Stiamo valutando, verificando – afferma il premier – vedremo se cambiarla e come. Il senso è che se fai il furbo e ti becco ti stango, ti faccio pagare il doppio ma non diamo corso al processo penale se c’è buona fede. Berlusconi non c’entra niente ma bisogna dividere tra gli evasori e chi fa errori in buona fede”. Capite perché i due sono legati a doppia mandata. Ci scusi Bersani ma i “colpettini” fanno il solletico. Ci vorrebbe un bazooka. Ovviamente metaforicamente.
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