
Impero Ottomano, 1919. La Grande Guerra si è appena conclusa e Joshua Connor, agricoltore australiano, torna sul campo di battaglia per ritrovare i corpi dei figli caduti durante la sanguinosa campagna di Gallipoli. The Water Diviner, esordio registico di Russell Crowe, si basa su una storia vera, oggetto dell’omonimo romanzo di Andrew Anastasios e Meghan Wilson-Anastasios. Una storia intensa e ricca di pathos, che punta i riflettori su degli eventi poco conosciuti che portarono a più di 250 mila perdite, tra morti e dispersi. L’attore prediletto di Ridley Scott (con cui ha collaborato a film come Il Gladiatore, American Gangster e Robin Hood) per la prima volta si cimenta anche dietro la macchina da presa, portando a casa un discreto risultato, che si attiene ad una narrazione classica senza mai valicarne i confini. Crowe si mostra coraggioso, portando sullo schermo una sua personalissima idea di cinema, che ricalca però fatti, storie e personaggi già visti nella ormai più che ventennale carriera dell’attore neozelandese. Joshua Connor è infatti un padre di famiglia sconvolto dalla perdita dei figli prima, e della moglie dopo. Questa sua profonda umanità, questo suo forte attaccamento alla vita ed ai parenti, cozza in alcune circostanze con un’improvvisa e poco realistica verve da duro di strada. The Water Diviner è quindi una sfida vinta a metà. Crowe si ritrova a fare i conti, per la prima volta, con l’arduo compito di doversi scindere in un doppio ruolo, quello di regista ed interprete al tempo stesso, cimentandosi con una realtà sempre difficile da gestire. Paradossalmente però, i limiti della pellicola non sono da attribuire alle scelte stilistiche, anzi molto originali e ricercate, quanto piuttosto alla costruzione dell’intreccio, che troppo spesso cade nella trappola del romanzesco. Scene di straordinaria drammaticità, come quella della morte dei figli, si contrappongono, ad esempio, ad un finale fin troppo prevedibile e stereotipato, in cui il buonismo di fondo non è una soddisfacente cura alle atrocità viste durante l’intero film. (Non del tutto) buona la prima!
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