
Pippo Civati lancia l’assist e Vendola raccoglie nel corso di uno “Human Factor”, la conferenza di programma di Sel aperta a Milano con le immagini della chiusura ad Atene della campagna elettorale di Alexis Tsipras al canto di “Bella ciao”. L’assist, un lancio, un passaggio che porta alla realizzazione del gol o del canestro, nel calcio, nel basket in particolare. Civati, per quanto riguarda il presidente della Repubblica, rompe una dolciastra sceneggiata con Renzi che, ora, vuole decidere insieme alla minoranza, ma prima deve sentire Berlusconi per dire l’ultima parola. La sua proposta si chiama “candidatura NN”, no Nazareno, si rivolge a “tutti coloro che stanno dicendo peste e corna del patto del Nazareno e della sua estensione (e addirittura della sua finalizzazione alla creazione di un nuovo soggetto politico)”. “Dovrebbero fare una proposta sul Presidente della Repubblica – dice-perché non sia espressione del Nazareno, come ormai scrivono tutti i giornali, e quindi di quella che si può definire una mezza trattativa privata. Fino alla rottura in Senato, tutti negavano che nel patto ci fosse anche il Quirinale, ma ormai tutti ammettono che non era vero”. Civati entra in campo in uno dei momenti più difficili, drammatici, della breve storia del Pd.
Legge elettorale e riforme istituzionali: gran confusione
Al Senato e alla Camera si va avanti a forza di stratagemmi, colpi di mano, emendamenti che ne cancellano altre decine, nuovi emendamenti del governo sulla legge elettorale perché ci si accorge che l’aggiudicazione dei seggi è un pasticcio incredibile. Gran confusione, dilettanti allo sbaraglio. Il voto finale per quanto riguarda l’aula di Montecitorio non si avrà prima della conclusione della elezione del Capo dello Stato. Al Senato invece la nuova legge elettorale dovrà essere votata, a meno di ravvedimenti della nuova maggioranza Pd, Ncd, Forza Italia prima della seduta comune dei parlamentari giovedì 29. Con la sua proposta, di fatto, mette in discussione il percorso indicato da Renzi nel corso della segreteria allargata ai capigruppo Speranza e Zanda, la famosa task force, che porterebbe a rendere noto il nome del candidato poche ore prima dell’inizio della seduta per eleggere l’inquilino del Quirinale.
La Conferenza di programma di Sel: “Tre giorni di stimoli forti”
Vendola raccoglie il passaggio di Civati, diventa il tema centrale della conferenza di programma nei tre giorni di dibattiti alla Permanente di Milano, 2674 mq di spazio: “tre giorni di stimoli forti”, dice il leader di Sel con 272 ospiti politici, scienziati, intellettuali,c 47 laboratori e 8 tavole rotonde. Le iscrizioni sono state 1453. Ci saranno fra gli altri: Pippo Civati, appunto, Gianni Cuperlo, Stefano Fassina, Massimo Mucchetti, che discuteranno insieme a Vendola “Se la politica della sinistra è crescita umana”. Fra gli ospiti citiamo Fabrizio Barca, Massimo Cacciari, Nicola Piovani. I media renziani parlano di “cosa rossa”, l’alternativa di sinistra al Pd. A noi pare una “cosa” molto più semplice: ci stanno, come dice Civati, tutti coloro che non sopportano la deriva del Pd, non chiudono la porta a nessuno, non vogliono essere complici, parole di Vendola, di “una forma di inquinamento permanente della vita politica che si chiama patto del Nazareno”. Raccoglie la proposta di Civati e propone “un fronte anti-patto nella elezione del nuovo presidente della Repubblica. Non solo la sinistra di alternativa, ma tutte le forze che amano la Costituzione – dice – hanno il diritto, ma anche il dovere di convergere e di impedire che questo delitto venga compiuto. Il patto del Nazareno – aggiunge – è ancora oggi la macchia pesante che inquina il volto del Partito Democratico”. Vale anche per i Cinque stelle? Vendola : “Ci rivolgiamo a tutti coloro che vogliono giocare questa partita e non vogliono replicare il copione delle belle statuine.
I giochini che si fanno nelle segrete stanze. Il Parlamento riguadagni sovranità
C’è la possibilità – conclude – che il Parlamento riguadagni sovranità rispetto ai giochini che si fanno nelle segrete stanze”. Immancabile arriva il presidente del Pd, Matteo Orfini, difensore d’ufficio di Renzi Matteo. Non dice niente ma parla: “Auguri. Noi ci abbiamo provato. E continuiamo a provarci. Ma loro vogliono farlo contro di noi…”. Ecco, la scomunica, il nemico avanza, i ribelli, come ama scrivere Repubblica. Dal fronte della segreteria arriva un pasticcio. Renzi dice “vedrò Bersani, voglio trovare un nome condiviso con lui”. Ma la segreteria non entra nel merito. Discute di metodo. Il nome? L’inquilino di Palazzo Chigi non lo esprime. Lunedì verranno convocati i gruppi di Camera e Senato. Fra martedì e mercoledì gli incontri con gli altri partiti. Ma quando vedrà Bersani? Non è ancora tempo, “l’aria è cattiva”. Può darsi che il nome arrivi giovedì mattina. Il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, perciò propone di riunire prima i Gruppi. Il premier si è detto d’accordo, ma va per la sua strada.
Berlusconi a Renzi: O Casini o Amato, scegli uno dei due
Riferisce ai suoi collaboratori che Berlusconi gli ha fatto due nomi, Casini e Amato. “Scegli uno dei due, mi ha detto, si chiude in 24 ore. Ma come faccio,tutti sanno che mi ha detto questi due nomi e io, ora, raccontano i retroscenisti , non mi posso fare imporre da lui sia il nome di un candidato del Ppe (Casini) sia di quello del Pse (Amato)”. Allora di che discuterà con gli altri gruppi? Quale nome proporrà fra i tanti papabili che circolano sui media? La realtà è che Renzi senza avere il consenso di Berlusconi non si muove, non affronta i grandi elettori Pd. Si dice che stia studiando i diversi sondaggi per capire come va il mondo e come uscire da una situazione imbarazzante. La soluzione sarebbe rompere il Patto del Nazareno. Ma lui non può. Anche i Popolari europei entusiasti per l’incontro Berlusconi- Alfano glielo hanno fatto capire. Forse anche Angela Merkel nel suo viaggio turistico a Firenze glielo ha fatto capire quando gli ha detto “vai avanti con le riforme”, quelle che tanto piacciono ai conservatori europei.
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