
Per i dipendenti delle Province, che rischiano di vivere un futuro prossimo di estrema incertezza, è iniziata la mobilitazione. In tanti hanno occupato, come promesso, le sedi istituzionali ed i luoghi di lavoro che sono stati cancellati, o che dovrebbero esserlo, in onore dei tagli di bilancio programmati dal Governo attuale ed incardinati da quelli precedenti. Migliaia i posti di lavoro che ‘ballano’. Certamente non si può parlare di rischi diretti per i lavoratori delle ormai ex Province, ma certamente si per tutti quei lavoratori che indirettamente hanno collaborato ed ancora collaborano queste ormai ex Istituzioni. Si tratta dell’indotto, che non trova più interlocutori diretti, basti pensare a quello che le vecchie province gestivano direttamente: la formazione professionale e gli uffici di collocamento, la manutenzione delle strade e delle scuole superiori, l’ambiente e la gestione della caccia e della pesca. E non basta certamente ai Sindacati la rassicurazione in rete del ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, che promette con questo tweet, un futuro certo ai dipendenti che oggi protestano: “Dipendenti province abbiate fiducia martedi ore 13 incontriamo con Lanzetta Cgil Cisl e Uil per spiegare il percorso #nessunoperdeilposto”. Malgrado l’impegno in rete del giovane ministro, il tempo della protesta sindacale non sembra però vokgere al sereno e le proteste vanno avanti. Praticamente tutte occupate le sedi istituzionali delle Province, già dalla mattinata di venerdì è scattata la mobilitazione. I sindacati l’avevano preannunciata il 16 dicembre scorso, dopo una giornata di presidio a Roma davanti al Senato. Quel sit-in non aveva portato a significative aperture da parte del governo, da qui la scelta di occupare.
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