
Il 13 novembre 1974 moriva in Francia a Neuilly sur Seine (Parigi) Vittorio De Sica forse l’attore e regista italiano più popolare tra quelli della sua generazione. In occasione dei quarant’anni dalla sua scomparsa la Armando Editore ha pubblicato, in collaborazione con l’Archivio Storico Fotografico Riccardi di Roma, il libro di Vittorio Esposito “Vittorio De Sica” (Collana Fotografici Armando a cura di Giovanni Currado, pag. 80, Euro 9,00) che ne ripercorre la carriera artistica a cominciare dagli esordi nel cinema muto e poi nel teatro leggero e nel cosiddetto cinema dei “telefoni bianchi” fino alla stagione del neorealismo e della commedia all’italiana (con la quale ha lanciato al successo, tra gli altri, Sophia Loren e Marcello Mastroianni) raccontata anche attraverso gli scatti, molti inediti, di Carlo Riccardi, fotoreporter che da settant’anni documenta e testimonia i cambiamenti della società non solo italiana, che lo ritraggono sul set e in momenti di quotidianità. De Sica è forse un caso unico nella storia del cinema italiano: vincitore di quattro Premi Oscar (ha avuto anche una “Nomination”), quattro David di Donatello, tre Nastri d’Argento, una Palma d’Oro, un Orso d’Oro, il National Board of Review e numerosi altri premi per così dire “minori”.
Il cinema di De Sica, sia quello leggero che quello drammatico, è stato allo stesso tempo, ironico, colto e popolare e sempre capace di coinvolgere per la forte tensione espressiva.
Grazie a lui, ricorda l’autore, il cinema italiano nell’immediato dopoguerra si è imposto all’attenzione mondiale contribuendo, con Rossellini e Visconti (“i tre giganti del cinema neorealista italiano”, come vennero definiti dalla critica internazionale), a dare una alla filmografia italiana una ventata di originalità.
Il suo neorealismo, ricorda Vittorio Esposito, “non venne accolto con grande favore dal pubblico italiano che lo accusava di mettere in evidenza solo i ‘panni sporchi’: il film ‘Sciuscià’ , Premio Oscar nel 1946 quale miglior film straniero e Nastro d’Argento per la migliore regia, venne contestato nel corso della sua presentazione in un cinema milanese da uno spettatore che inveì contro De Sica con la frase “Si vergogni! Si vergogni di fare film come questi’ e il film ‘Ladri di biciclette’, Premio Oscar e vincitore di tre Nastri d’Argento, subì l’intervento della censura perché ‘contrario al clima di distensione’ (il film è stato definito nel ’52 il più grande film di tutti i tempi e, nel ’58, il miglior film di sempre).
Nell’introduzione, Emi De Sica, figlia primogenita di Vittorio, traccia un vivace ritratto del padre, sempre presente, affettuoso e “geloso” e del suo modo di essere regista.
Il libro è stato presentato a Roma presso “Heaven Gourmet Club” dall’attore Lino Capolicchio, interprete del film “Il giardino dei Finzi Contini” (Orso d’Oro al Festival di Berlino e Premio Oscar), che ha sottolineato la serietà e il perfezionismo di Vittorio De Sica nel dirigere gli attori dai quali pretendeva il massimo delle loro capacità espressive.
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