
Quarta manifestazione nazionale dei metalmeccanici. Dopo Milano, Napoli e Cagliari, è stata la volta di Palermo a chiudere il “ ciclo” di otto ore di astensione dal lavoro che hanno coinvolto i metalmeccanici di tutta Italia, sempre con una massiccia presenza sia per quanto riguarda la partecipazione agli scioperi che ai cortei. Oltre cinquemila tute blu in corteo e con loro migliaia di studenti. “Un segnale – dice Maurizio Landini che ha preso la parola a conclusione della manifestazione – molto positivo, sintomatico di quanto forte e grande sarà la nostra presenza allo sciopero nazionale”. Parla in particolare a chi non vuol vedere, a chi non ci vuole ascoltare: “E’ la migliore risposta agli attacchi che riceviamo ogni giorno. Fa capire da che parte stanno i lavoratori, non da quella di Renzi e del governo”. “Dalla Sicilia – ha continuato – vogliamo dire che le politiche che il governo sta facendo sono sbagliate, non solo perché rendono facili i licenziamenti cancellano lo Statuto dei lavoratori, ma perché il governo non ha alcuna idea di sviluppo e di nuovo modello di sviluppo. Vogliamo dare voce ai problemi dei metalmeccanici in Sicilia ma che vive tutta la Sicilia. Siamo in una delle terre dove i livelli di disoccupazione sono i più alti, siamo di fronte a un vero e proprio processo di deindustrializzazione che colpisce il Sud”.
Da tutta la Sicilia i metalmeccanici sono arrivati a Palermo. Fin dalle prime ore del mattino Piazza Croci si è riempita di lavoratori e di bandiere. Poi sono arrivati anche gli studenti che hanno preso parte al corteo e, nel corso della mattina hanno bloccato il traffico in diverse zone della città. Nel corteo i lavoratori della Keller, sabato verranno licenziati in 190, quelli della ex Fiat di Termini Imerese dove un migliaio di operai perderanno il lavoro entro fine anno, quelli dell’Ansaldo Breda in cassa integrazione fino al 30 dicembre. Con loro anche gli operai del Cantiere navale, i metalmeccanici del Petrochimico di Gela, gli operai della St Microelectronic di Catania e gli operatori dei call center Accenture in mobilità. A Palermo negli ultimi anni sono stati persi 2.500 posti lavoro, 175 sono le aziende in difficoltà.
Il no al Jobs Act è stato corale. “Togliere i diritti, significa solo lavoratori più precari non più occupazione. Siamo qui – dice il segretario regionale della Cgil Michele Pagliaro – per sottolineare che la crisi c’è e non si sta facendo nulla, la politica economica di questo paese chiede ai soliti noti e cioè ai lavoratori di pagare il prezzo” Il segretario regionale regionale della Fiom, Roberto Mastrosimone, fatto il quadro delle tante vertenze dei metalmeccanici siciliani, fabbriche chiuse da tempo e operai in cassa integrazione, parlando dal palco ha sottolineato che l’accordo sul petrolchimico di Gela “è tutto da verificare”. E ne ha avute anche per il presidente della Regione, Rosario Crocetta: “Piuttosto che di rimpasti e rimpastini, si occupi delle questioni del lavoro e dello sviluppo. Non c’è più tempo da perdere”. Landini, concludendo la grande manifestazione ha sottolineato che “lo sciopero generale ha ancora più senso dopo che hanno approvato il Jobs Act e dopo che il governo continua a rifiutare il confronto Andremo oltre allo sciopero generale, non ci fermiamo, faremo anche altre cose”.
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