
“Se stiamo all’analisi della crisi e alle sue origini fatta da Camusso, credo ci sia poco da discutere. Siamo d’accordo, è patrimonio comune che la crisi ha le sue origini nello squilibrio della economia reale…. Le forze sociali non sono controparte di un governo né quando si governa, né in campagna elettorale. Per far girare le cose bene, ognuno deve fare il suo mestiere e chi governa deve discutere con i soggetti sociali: non c’è l’obbligo di trovare un accordo, ma il confronto fino in fondo ti fa sempre sbagliare di meno.”
“Quello che mi pare opinabile, quando la situazione si fa davvero difficile, è che gli occhi vengano puntati sul sindacato, e che ci si metta a discutere di mercato del lavoro. Come se l’assenza di lavoro che caratterizza l’Italia di oggi fosse figlia delle regole del mercato del lavoro. Le possiamo cambiare tutte da cima a fondo, non cambierebbe nulla.”
Bersani, Amato, apprezzamento per il Piano del lavoro Cgil. Il Pd elimina tutto
Due brani tratti da interventi registrati poco più di un anno fa, il 26 gennaio 2013, alla presentazione da parte della Cgil del “Piano del Lavoro” cui il sindacato aveva lavorato da giugno del 2012. Il primo è di Pier Luigi Bersani, allora segretario del Pd, il secondo di Giuliano Amato. Di quanto affermato in quella sede non c’è rimasta più traccia, è stato stralciato dalla politica del Pd. Di più, la Cgil è diventata il nemico da battere. Lo fa il premier e segretario del Pd non dimenticando mai in ogni suo intervento di dedicare quale qualche parola, certo non benevola, serrando la mascella, a Susanna Camusso. Lo fanno i suoi discepoli quando ironizzano sulla proclamazione dello sciopero generale, come ha fatto un tal Carbone, membro della segreteria del Pd (se non andiamo errati, visto che costoro sono fatti con lo stampino) ironizzando sullo sciopero generale programmato per il 5 dicembre, un “ ponte lungo” aveva detto, dando il via ad una serie twitter prontamente rilanciati da Repubblica e Huffington Post. Poi, addirittura il presidente del partito, Orfini, già uomo di D’Alema, che imitava non solo nel linguaggio ma anche nella gestualità (gli è rimasta solo quest’ultima “dote”), ha ironizzato su un’affermazione di Camusso: Aveva detto la segretaria generale della Cgil “difendiamo i diritti dei lavoratori” e lui, beffardo, “ noi li estendiamo”.
Un emendamento al Jobs Act, gioia di Speranza e Damiano, ma ancora non scritto
Bene, anzi male. Perché di questi diritti “estesi” non si sa niente, visto che è un segreto, o meglio, non è stato ancora scritto l’emendamento esaltato dal presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano e anche dal capogruppo del Pd alla Camera, Speranza, area riformista, di cui fa parte Bersani, relativo alla formulazione della norma che riguarda i licenziamenti di natura disciplinare. Ma Ichino, che con Sacconi è fra coloro che vogliono eliminare l’articolo 18, dice che non cambia niente. Anzi, tutti loro faranno la guardia a che non cambi niente. Lo stesso Renzi afferma che l’abolizione dell’articolo 18 è cosa fatta. In realtà, tutto è legato ad una parola: fattispecie. Perché, per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari, il reintegro sarebbe previsto, ma bisogna identificare appunto la “fattispecie”. Può darsi che la “fattispecie” sia talmente aleatoria che non se ne faccia di niente.
Il desolante paesaggio politico dominato dal Pd
È in questo desolante paesaggio politico,dominato dal Pd, che si inserisce la protesta sociale, dando uno scossone molto forte, e se ci fosse come per i terremoti una scala, si potrebbe dire che siamo quasi al massimo. La giornata di venerdì ha cambiato il panorama delle lotte sociali. Già se ne era avuto un segnale con la grande manifestazione della Cgil, 25 ottobre, piazza San Giovanni. In piazza non c’erano solo gli iscritti al sindacato.C’erano tanti giovani, studenti, precari, disoccupati che nella Cgil individuano un punto di riferimento, una speranza che le cose possano cambiare. La manifestazione della Fiom, ottantamila tute blu, piazza del Duomo a Milano, è un altro passo avanti nella costruzione di un forte, unitario movimento di lotta che salda occupati e disoccupati. Il cosiddetto “sciopero sociale”, che piace tanto a titolisti e giornalisti astiosamente contro la Cgil, ha visto scendere in piazza diverse organizzazioni, ciascuna in modo autonomo. Chi ha partecipato alle manifestazioni in tante città aveva un obiettivo identico: contrastare chi vuole eliminare non solo l’articolo 18 ma dar vita ad una legislazione del lavoro che ci riporta agli anni Cinquanta e ad una legge di stabilità che può devastare ancora di più l’economia. Solo chi è sciocco o in in malafede può ostinarsi a scrivere, leggi Repubblica, che all’iniziativa dello “sciopero sociale” si è “affiancata” la Fiom di Maurizio Landini, che era in corteo a Milano con il segretario della Cgil, Susanna Camusso.
La ricerca continua della Cgil di rapporti con forze sociali e movimenti
Fin dai tempi di Di Vittorio, ai giorn nostri, la Cgil e le sue organizzazioni di categoria e territoriali intendono la “confederalità” non come splendido isolamento ma come ricerca continua di rapporti con altre forze sociali, movimenti, studenti in modo particolare. E se ci sono obiettivi comuni da costruire e sui quale dare battaglia ben vengano. Obiettivi che niente hanno a che fare con episodi di violenza prontamente denunciati e condannati dalla Cgil. Lo sciopero generale del 5 dicembre ha queste caratteristiche. Per quanto il Pd, un partito che aderisce al Partito del socialismo europeo, può restare indifferente ad una protesta sociale crescente? Per quanto tempo può rispondere nel modo tipico del becerume di destra, a milioni di lavoratori, studenti, giovani, pensionati, precari, disoccupati, che si battono, scendono in piazza con rivendicazioni semplici, chiare e fuori da ogni equivoco: lavoro, legalità, uguaglianza, democrazia?
- Alessandro Cardulli.Festival Puccini, 66esima edizione, sconfigge il coronavirus Musica, arte e cultura sono il giusto vaccino - 11 Luglio 2020
- Dombrovskis e Gentiloni: crisi più grave del previsto, effetti economici devastanti. Subito il Mes, non ha condizionalità. Incerta la strada per la ripresa. Niente pausa estiva per le nostre economie, ma risposta urgente alla crisi - 7 Luglio 2020
- Alitalia. Scende in campo la signora Roosvelt, presidente di USAerospace. Pronta a investire 1,5 miliardi di dollari. Contatta i ministri De Micheli, Patuanelli, Gualtieri. Ma cala il silenzio stampa. Chissà perché - 24 Giugno 2020