Piazza bella piazza

Dopo la straordinaria, meravigliosa, commovente manifestazione romana della Cgil del 25 ottobre, sarà difficile per il nuovo establishment che si è insediato a Palazzo Chigi non tenere conto del ritorno della piazza al centro della riflessione politica. E non sarà facile gettare nell’oblio la manifesta, ritrovata e benvenuta capacità di mobilitazione della Cgil, che ha portato in piazza San Giovanni almeno un milione di persone. Né sarà facile per il Partito democratico confrontarsi con un conflitto sociale, il cui vento spira finalmente da sinistra, che sembra rilanciarsi, invece che assopirsi sull’onda dello sbandierato risultato delle elezioni europee dello scorso 25 maggio. Non sarà facile, né per l’establishment e neppure per il Pd, perchè i processi sociali sono più veloci di quanto loro stessi avrebbero potuto immaginare.

E semmai ve ne fosse stato bisogno, il milione di piazza san Giovanni sono solamente la punta visibile di un iceberg che si muove sotto la superficie del mare. Altri conflitti seguiranno, perchè non si è voluta dare soluzione equa al conflitto tra capitale e lavoro, a quel conflitto che genera ricchi sempre più ricchi, e poveri sempre più poveri. La segretaria Camusso lo ha detto esplicitamente, quando ha risposto alle ricette molto di destra di un noto finanziere amico del premier, il quale vorrebbe eliminare il diritto di sciopero: se siamo qui, in piazza san Giovanni, e siamo in tanti, è anche perchè in questi anni i finanzieri come lui hanno avuto la responsabilità della crisi, spostando ingentissimi capitali (molti punti di PIL) dalla produzione al denaro che genera denaro. L’annuncio di altre mobilitazioni territoriali, e soprattutto della eventualità dello sciopero generale, è, di fatto, l’apertura di un autunno molto caldo, nel corso del quale lavoratrici, lavoratori, precari, disoccupati e pensionati useranno l’unica arma democratica a loro disposizione: la mobilitazione e la riconquista delle piazze.

Allora, la piazza finalmente tornerà, grazie alla capacità di mobilitazione della Cgil, ad essere uno dei soggetti centrali, ma dimenticati, della politica nazionale. Ciò che proprio non capiscono i protagonisti del nuovo establishment di Palazzo Chigi, è che la piazza non è solo un luogo simbolico, lo occupi un giorno, forse due, e poi tutto come prima. No, la piazza che si riempie di persone, è il luogo concreto dove si esercita non solo il conflitto “contro” decisioni politiche, ma dove ci si confronta, si dialoga, si parla, ci si informa, ci si scambiano i racconti di vita. È di questo che hanno paura? Sì, hanno paura di una piazza gremita di persone vere, che partecipano, e si mobilitano. Hanno paura di una piazza gremita chiamata alla partecipazione e alla mobilitazione da uno di quei corpi intermedi che pensavano di aver spazzato via definitivamente. Ecco, quanto è accaduto sabato 25 ottobre in piazza San Giovanni, a Roma, grazie alla Cgil, e al coraggio dei suoi dirigenti nazionali e territoriali, è la ricostruzione, la rilegittimazione forte di un sindacato che il nuovo establishment cerca di oscurare nelle menti collettive degli italianiimage. Quella piazza, quella bella piazza di Roma ora dovrebbe far tremare e far riflettere il nuovo establishment, perchè dimostra, con la concretezza della vita e della sofferenza delle persone, che a volte “il nuovo” è solo uno slogan.

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