
Ecco il racconto di una giornata particolare vissuto in una piazza emozionante.
Camusso: “Mobilitazione fino allo sciopero generale”.
Quanti sono, quanti siamo? E’ la domanda che corre fra i giornalisti, esponenti delle forze politiche, dalla sinistra Pd a Sel e anche fra gli stessi dirigenti della Cgil. Ma è inutile fare numeri anche se la conta di chi ha risposto all’appello della Confederazione di Corso d’Italia è molto importante per rispondere per esempio a sondaggisti fasulli che con i loro dati hanno messo in dubbio la credibilità del più grande sindacato italiano. Diremo solo che una parte di Roma, dalla stazione Termini e da quella Ostiense si è trasformata in un corteo durato più di quattro ore. Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio è arrivato poco prima della conclusione della manifestazione .Ha lasciato il corteo della delegazione, si fa per dire, laziale,migliaia e migliaia di lavoratori, pensionati, studenti, giovani che ancora dovevano partire. E’ la piazza storica di cui la Cgil si è riappropriata, era già gremita ancora prima che si muovessero i cortei. Erano previste un milione di persone,stando alle prenotazioni, bus, navi,treni e anche ai sondaggi effettuati per conto della Cgil, sondaggi veri. Si è andati al di là delle previsioni. Per gli stessi dirigenti del sindacato è stata una “ sorpresa”, anche se in questi giorni, dicevano che i partecipanti sarebbero stati tantissimi visto la risposta che veniva dalle migliaia di iniziative che si sono svolte in tutta Italia. E’ stata una grande manifestazione di popolo che ha parlato al Paese, al governo in primo luogo e ovviamente al Pd il cui segretario è anche premier. E’ la prima volta nella storia di questo dopoguerra che la Cgil, la più grande forza sindacale, molti dei suoi dirigenti iscritti , votanti per il Pd, si contrappone in modo così netto al partito che è al governo. Una fortissima protesta e una altrettanto forte proposta per cambiare davvero verso alla politica economica e sociale. Gli interventi dal palco prima delle conclusioni di Susanna Camusso, affiancata da tutti i dirigenti delle categorie e dei territori, quel “ Nessun dorma” , coro e musica dei licenziati, brutalmente dal Comune di Roma, hanno raccontato l’Italia al tempo della crisi. Hanno posto un problema di fondo: quello della rappresentanza politica di milioni di persone che in questa manifestazione si sono riconosciuti.
Di questa giornata particolare jobsnews racconta la cronaca. Parla da sé. Questa straordinaria prova di partecipazione e capacità organizzativa, è stata chiusa dall’intervento del Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che nel suo articolato intervento, in più occasioni ha tirato stoccate al Governo ed al suo Premier, Matteo Renzi. Camusso è stata più che chiara: “Senza lavoro non si cambia, ma si arretra”. Poi il riferimento alla Piazza: “Questi sono i colori del lavoro, noi siamo con Marta con Debora con tutti i lavoratori e lavoratrici”. Poi la prima stoccata al Premier-Segretario: “Si è rivolto a noi con toni irrispettosi: alla Leopolda e a palazzo Chigi sappiano che noi non deleghiamo a nessuno le questioni del lavoro perchè è nel lavoro che risiede il futuro del Paese, la strada per risollevarsi dalla crisi. Non c’è uscita dalla crisi senza lavoro, lavoro buono, tutelato non come sta facendo il governo con tagli ai diritti e salari più bassi”. La Camusso ha poi puntualizzato ulteriormente quale sarà nei prossimi giorni, mesi, la posizione del suo sindacato: “Noi vogliamo davvero cambiare il Paese, e il cambiamento è in questa piazza, nei tanti presidi davanti ai cancelli delle aziende per difendere il lavoro. La voglia di cambiare è nei pensionati, è nel volto della lavoratrice licenziata perché ha scelto di diventare mamma, è nello sguardo del giovane che sta preparando la valigia per emigrare. Per tutti questi volti dobbiamo cambiare verso e la prima scelta deve essere il lavoro, libero e dignitoso, con i diritti. Senza lavoro non si cambia, ma si arretra”. Non cambia verso per Camusso la legge di stabilità: “il rigore dell’Unione europea continuerà a mantenere il Paese nella stagnazione, la legge di stabilità non cambia verso, non è sufficiente a cambiare strada”. La manovra non può essere costruita, ha detto Camusso con “qualche taglio in più e qualche bonus, è insufficiente a creare giustizia”. Giustizia e uguaglianza, ha precisato Camusso non sono parole “antiche”, ma “sono la preocondizione del futuro”. Per la dirigente sindacale “non si può fare la guerra tra poveri” per evitarla è indispensabile “una tassa sulle grandi ricchezze, progressività e giustizia fiscale”. Sull’articolo 18, la leader della CGIL ha ribadito a gran voce, con esultanza della piazza “nessuno può dire che sia un totem ideologico, è una norma che difende la libertà dei lavoratori, si tratta di tutele concrete non ideologiche che fanno la differenza fra il lavoro servile e il lavoro moderno” e ha aggiunto “nessuno può dire in buona fede che togliere l’articolo 18 serva per la crescita”. Inoltre, ha ricordato Camusso lo Statuto dei Lavoratori deve includere tutte le lavoratrici e i lavoratori e allargare le tutele universali, come tutela della maternità, della malattia e infortunio e del diritto al riposo, all’equa retribuzione. La manifestazione nazionale di oggi è solo una tappa. La Cgil è pronta a continuare la sua protesta per cambiare il Jobs act e la politica di questo governo anche con lo sciopero generale. I prossimi appuntamenti come ricordato dal Segretario Generale della CGIL saranno: il 5 novembre al fianco dei pensionati e l’8 novembre in piazza con i lavoratori del pubblico impiego. Poi in un crescendo di emozioni sul palco e nella piazza, la Camusso ha chiuso la manifestazione con queste parole: “E noi che non abbiamo paura della memoria, gridiamo come una volta ‘al lavoro e alla lotta”. Ma quello che più ha impressionato di questa giornata decisamente particolare, è stata l’attenzione e la partecipazione della piazza. Si percepiva già dalla prima mattina che a San Giovanni l’atmosfera era quella delle grandi occasioni e del ritorno alla partecipazione popolare. Venerdì, in questo nostro giornale, parlavamo di prova di forza del Sindacato e oggi la conferma è arrivata, puntuale e visibile. A San Giovanni si è ritrovato un pezzo importante del Paese: quello del sindacato, naturalmente, ma anche di una parte importante del centro-sinistra, che ha l’ambizione di rappresentare questo popolo. Va detto, e di questo Renzi dovrebbe essere più che preoccupato, visto che il livello di mobilitazione è paragonabile ad altre grandi manifestazioni del passato, come quella organizzata dall’allora Segretario Cofferati nel 2002. Ieri a San Giovanni, o meglio, nell’area di San Giovanni, visto che la piazza dopo le 11 del mattino non riusciva più ad accogliere persone, le presenze erano vicine al milione, per il sindacato oltre questo numero, già di per se impressionante. Insieme ai tanti militanti tante facce note della sinistra. Scontata la partecipazione di esponenti di spicco della sinistra del Pd, come Cuperlo, Damiano e Fassina, nel mezzo dei cortei, anche gli ex leader della Cgil, Pizzinato e Cofferati. Imponente, naturalmente, la rappresentanza di Sel, con il Governatore Vendola in prima fila. A guidare importanti tronconi dei due serpentoni e molto applauditi al loro passaggio i segretari della Fiom, Landini e dello Spi Cgil Carla Cantone. Ma a San Giovanni c’era una piazza dai tanti volti, quelli dei pensionati, che hanno lasciato la testa dei cortei ai giovani ed hanno deciso di indossare magliette con su scritto largo alle nuove generazioni. Ma San Giovanni, ieri è stata anche la piazza delle tante sofferenze che questo Paese vive sulle spalle di migliaia di lavoratori. Ed ecco allora entrare nel catino monocolore (il rosso era predominante su tutto il resto ndr) i lavoratori simbolo delle acciaierie speciali di Terni, che in queste ore potrebbero veder cancellato, insieme agli altoforni, il loro posto di lavoro. Dietro di loro i lavoratori di tanti call center, già fuori dal sistema produttivo, per colpa di decine di delocalizzazioni, che hanno portato alla cancellazione dei loro posti di lavoro. Ed ancora le migliaia di lavoratori delle costruzioni, che vivono in prima persona e sulla loro pelle la drammaticità della crisi economica che ha di fatto quasi azzerato il sistema dell’edilizia nel nostro Paese. Accanto, ed è questa la novità di una manifestazione per certi aspetti forse irripetibile per la composizione della platea dei partecipanti, la presenza di tanti giovani studenti, medi ed universitari. A gestire dal palco questa folla immensa tre giovani sindacalisti Giulia, Rosita e Giacomo e intervallati dalla musica dei Modena City Ramblers. La prima a prendere la parola è stata Marta, Precaria delle poste, stabilizzata grazie all’aiuto del sindacato. “Ciao Matteo sono Marta, so che sei impegnato alla Leopolda ma avrai 5 minuti per sentire la mia storia”. Marta Alfieri ha raccontato la sua storia di precaria delle poste stabilizzata grazie all’aiuto del sindacato. Dopo diversi contratti precari, infatti, Marta fa ricorso alle poste, grazie all’aiuto e all’interessamento attivo del sindacato, per venire poi stabilizzata. “Il lavoro – ha detto – non deve essere merce. Ci sono battaglie che abbiamo l’obbligo di combattere fino in fondo”. Dal palco anche la voce degli operai dell’Ast di Terni in sciopero rappresentati da Stefano Garzulla, Rsu della Fiom CGIL: “Matteo se non vieni tu a Terni veniamo domani noi da te, alla Leopolda”. I lavoratori chiedono un impegno concreto del governo per garantire il futuro delle Acciaierie ternane e salvare il posto di lavoro di circa 550 dipendenti, dopo le ipotesi di ‘dismissione’ dell’impianto annunciata dalla ThyssenKrupp. Non sono mancati momenti di patos, con i 180 lavoratori e lavoratrici licenziati dell’orchestra dell’Opera di Roma che hanno suonato e cantato ‘Nessun dorma’, dalla Turandot di Puccini. Negli occhi di molti di loro, così come in piazza, lacrime di commozione. E ancora il minuto di silenzio per le morti sul lavoro, proposto da un lavoratore edile della metropolitana di Napoli, iscritto alla Fillea Cgil, Giovanni Addezio. Poi, come detto, a chiudere la manifestazione, ci ha pensato, con intelligenza e sensibilità la leader Susanna Camusso.
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