
Il tormentone arriva puntuale. L’Istat nella nota congiunta con ministero del Lavoro, Inps e Inail, ci ricorda che l’occupazione cresce e che c’è stata una “frenata” per quanto riguarda i voucher nel quarto trimestre 2016. Istat chiama “frenata” il fatto che i buoni lavoro venduti sono stati 32,8 milioni di unità (30,6 milioni nel quarto trimestre 2015), udite, udite, “con una sensibile riduzione nel tasso di crescita tendenziale”. Evidentemente l’Istituto usa un vocabolario alla rovescia. Insieme al comunicato congiunto, Inps fornisce i suoi dati sulle pensioni che ci offrono, se ce ne era bisogno, un quadro desolante: sei pensioni su dieci, il 63%, per le donne il 76 %, sono al di sotto dei 750 euro mensili. Di queste, il 26 % non raggiunge i 550 euro.
Se mettiamo insieme i comunicati emessi dall’Istituto nel corso del 2016 praticamente sarebbe una corsa al rialzo che ci porterebbe ai primi posti in Europa. Invece, in realtà, siamo il fanalino di coda. Il guaio è che il governo, prima con Renzi ora con Gentiloni, gioca sui numeri per disegnare un paese in gran forma. Non solo, per il futuro prossimo il premier in carica e con lui il ministro Padoan, volente o nolente, vedono un futuro più che roseo. Comprendiamo che, a volte, serve un po’ di ottimismo. Specie nel momento in cui bisogna rispondere a stretto giro di posta alla Commissione della Ue che chiede correzioni alla manovra economica e minaccia il ricorso alla clausola dell’infrazione, il commissariamento di fatto della nostra economia. Ma se andiamo a leggere le anticipazioni che riguardano il Pnr, una nuova sigla che significa Programma nazionale di riforma, da varare entro la prossima settimana, il Def, documento di economia a finanza, il Dec, le correzioni per 3,4 miliardi che Gentiloni ha nobilitato a Documento correttivo e per la crescita, c’è da rimanere basiti. Tutte enunciazioni e niente più, anzi un po’ di bonus non guastano mai, e poi riforme a non finire, prima fra tutte quella che prevede la riduzione del costo del lavoro. E qui tornano in ballo i dati Istat, tutti positivi dovuti dicono Renzi, Gentiloni, Padoan con aggiunta di Poletti, al Jobs act e alle politiche del lavoro. Non hanno neppure il pudore di tacere. Si appoggiano ai dati Istat i quali dicono che nel quarto trimestre l’occupazione è cresciuta “con un contributo decisivo dei lavoratori dipendenti e degli over 50”.
Solo 19 mila nuovi assunti a tempo indeterminato, diminuiti i pensionamenti
Nel quarto trimestre 2016 l’occupazione cresce, con un contributo decisivo da parte dei lavoratori dipendenti e degli over 50. Rispetto al trimestre precedente l’aumento “è frutto di 64 mila posizioni a tempo determinato e di 19 mila posizioni a tempo indeterminato”. Gran parte dei nuovi occupati si sono registrati nel settore dei servizi. Vediamo come si determina il “saldo attivo”: si sono avute 2,1 milioni di attivazioni a fronte di poco più di 2 milioni di cessazioni, determinando un saldo positivo (attivazioni meno cessazioni) di 82 mila posizioni di lavoro dipendente. Il saldo attivo si deve, in sostanza al fatto che sono diminuite le persone andate in pensione come dalla nota Inps da cui risulta che il calo delle attivazioni delle pensioni è stato del 2,7% , effetto della legge Fornero. L’allungamento è stato dai 63 anni ai 66. Se l’età del pensionamento fosse quella ante Fornero, i dati sulla occupazione sarebbero in costante diminuzione. Malgrado ciò il tasso di occupazione destagionalizzato, il numero di persone al lavoro sul totale della popolazione di riferimento è stato pari al 57,4%, in crescita di un decimo di punto, ma è ancora distante di quasi un punto e mezzo da quello massimo (secondo trimestre 2008, 58,8%). Conclude Istat che “aumenta la partecipazione degli italiani al mercato del lavoro”. Ed arriva la parola magica, gli “inattivi” che diminuiscono di 455 mila. Non sono persone che hanno trovato un lavoro, ma che ora lo cercano.
Def, Dec, manovrina, sigle economiche. La banalità al potere
Nel frattempo il governo si esercita continuando sulla linea renziana, promesse e impegni che restano sulla carta. Sigle come Def, Dec, parole come manovrina compaiono sui giornali amici. Noi che gufi siamo, le prendiamo per buone e le riportiamo ai nostri lettori. Il bollettino renziano, ora gentiloniano, se non è zuppa è pan bagnato, leggi Repubblica, riporta il “piano” da presentare a Bruxelles. C’è un virgolettato attribuito al ministro Padoan che recita: “ Sostegno della crescita e consolidamento delle finanze pubbliche”. Ottimo proposito. Nella bozza che Repubblica, precisa, anticipa si riafferma la necessità che “le riforme strutturali siano completate e attuate” e che “la spinta riformatrice non si esaurisca”. Ben nove capitoli delineano il futuro paradiso terrestre che Renzi-Gentiloni-Padoan preparano al Paese. Il messaggio a Bruxelles è chiaro, scrive il quotidiano di Largo Fochetti, “facciamo la correzione ma ci prepariamo anche per la crescita nel medio periodo”. La bravura del bugiardo è quella di non dimenticare le bugie che dice. Quelli che temporaneamente ci governano non sanno neppure far questo. Da ormai molti mesi, diciamo un anno perlomeno, ci dicono che la crisi è passata. Ora dicono che “ci prepariamo anche per la crescita nel medio periodo”. Vatti a fidare di costoro.
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